“Striscia la notizia”, il moralismo e i posteggiatori abusivi delle città del Sud

“Striscia la notizia” è, forse, una delle più interessanti e innovative esperienze giornalistiche degli ultimi anni. Raccontare fatti, anche ‘forti’, con il tono sbarazzino, facendo sorridere – e facendo riflettere i telespettatori – è, per molti versi, uno modo di fare informazione che non è esagerato definire geniale. Tuttavia, ci sono momenti – o meglio, servizi – che, per dirla con Woody Allen, ci fanno venire in mente opinioni che non condividiamo.
Ieri sera, per esempio, un lungo servizio ha puntato i riflettori sui posteggiatori abusivi di Bari. Non è la prima volta che il Tg satirico se la prende con questa, chiamiamola così, ‘categoria’ di lavoratori che, ogni giorno, si inventa la vita.
Cominciamo col dire che i posteggiatori abusivi sono una pregogativa delle città Sud d’Italia. Li troviamo a Napoli, a Palermo, a Bari e in tante altre città del Mezzogiorno. Di certo, non sono un esempio di legalità. Ma, se proprio la dobbiamo dire tutta, quella dei posteggiatori abusivi – non se ne abbiamo a male i bravi giornalisti di “Striscia la notizia” – non ci sembra la prima emergenza del Meridione.
Al cronista che, ieri sera, tra le risa e gli applausi del pubblico di “Striscia”, ironizzava sui disgraziati che stanno più di dodici ore al giorno in mezzo la strada, con il sole o con la pioggia, vorremmo dire che a nessuno piace lavorare, dalla mattina alla sera, in quelle condizioni per cercare di mettere insieme il pranzo con la cena. Se “Striscia” vuole proprio dare una mano al Sud – migliorando anche la vivibilità delle città del Mezzogiorno d’Italia – può sempre fare un’inchiesta su come e dove, negli ultimi quindici anni, sono stati spesi i fondi ordinari dello Stato destinati al Sud del nostro Paese.
I milanesi potrebbero obiettare: i problemi del Sud sono il frutto della cattiva politica e, quindi, della cattiva amministrazione della cosa pubblica che va in scena nello stesso Mezzogiorno. Verissimo. E infatti i bravi cronisti di “Striscia” potrebbero, per esempio, venire in Sicilia per documentare i disastri economici e sociali che le amminstrazioni comunali berlusconiane di Palermo e di Catania hanno prodotto negli ultimi dieci anni, per l’appunto, nel capoluogo della Sicilia e all’ombra dell’Etna.
Una volta illustrati ai telespettatori di “Striscia” i danni provocati da due esponenti molto cari al Cavaliere: Diego Cammarata – sindaco di Palermo – e Umberto Scapagnini – ex sindaco di Catania – possiamo anche cominciare a parlare, finalmente, degli interventi ordinari dello Stato. Numeri alla mano, scopriremo che, da quindici anni a questa parte, i fondi ordinari dello Stato destinati al Sud sono finiti, per il 99,9 periodico per cento, al Centro Nord Italia. Scopriremo, inoltre, che una parte non piccola – anzi grande – delle risorse destinate al Sud attraverso i Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) è finita, tanto per cambiare, alle regioni del Centro Nord Italia. Scopriremo che, con una parte del Fondo sociale europeo (Fse) – uno dei Fondi che l’Unione destina alle regioni del Sud d’Italia – in Sicilia stiamo finanziando il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), che dovrebbe invece essere finanziato dallo Stato. Scopriremo – e questa è una ‘chicca’ che vogliamo regalare agli amici di “Striscia” – che con le risorse di un Pon (Piano operativo nazionale) – altre risorse europee destinate al Sud, ma gestite da Roma – si stanno finanziando, in modo surrettizio, anche le Università del Nord (tutto questo mentre, neanche a dirlo, con i fondi ordinari destinati a questo settore le Università del Sud, ogni anno, vengono penalizzate a scapito delle Università del Nord).
Non solo si prendono i fondi ordinari dello Stato destinati al Sud, ma da qualche anno a questa parte le regioni del Nord fanno pure la ‘cresta’ sia sui fondi straordinari che lo stesso Stato destina al Mezzogiorno, sia sui fondi europei che Bruxelles destina sempre al Sud d’Italia.
Cari amici di “Striscia”, i posteggiatori abusivi delle città del Meridione, sui quali andate ad esercitare la vostra ironia, sono già vittime, da un lato, di classi dirigenti inadeguate, se non colluse, con le varie mafie; dall’altro lato, da uno Stato che, almeno in termini di trasferimenti finanziari, non fa più da tempo il proprio dovere. Se in tante città del Sud la gente esercita il ‘mestiere’ di posteggiatore abusivo è anche perché, forse, nella vita non ha molte alternative. Potremmo dirvi, anche, che già ai tempi di Francesco Saverio Nitti si verificava quello che si verifica oggi (“O emigranti o briganti”: così Nitti descriveva i ‘posteggiatori abusivi’ del Sud di quegli anni che, in assenza di automobili, allora non molto diffuse, o emigravano o si davano al brigantaggio).
Forse, verso queste categorie di persone, più che l’ironia – a nostro avviso fuori luogo – ci vorrebbe un po’ più di comprensione. Forse – anche se questo è un consiglio ‘rischioso’, perché gli slogan e i luoghi comuni, si sa, qualche volta non si combinano bene con i libri – potremmo consigliare alla redazione di “Striscia” la lettura delle opere di Giuseppe Marotta, che era sì napoleano, ma che ha vissuto tanti anni a Milano, lavorando addirittura al Corriere della Sera, dividendo la stanza – pensate un po’ – con un certo Indro Montanelli. Chissà, forse leggendo le pagine di Marotta i cronisti di “Striscia” apprenderanno una cosa che li stupirà: apprenderanno che c’è stato un tempo in cui, a Milano, non faceva “Freddo”: quel freddo che noi, qui dal profondo Sud, avvertiamo quando “Striscia” manda in onda certi servizi.

 

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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