«Da cittadino mi arrabbierei se quelli a cui ho chiesto di occuparsi del futuro dei miei figli passassero la giornata a pensare a come essere rieletti». Usa toni eleganti e argomentazioni inoppugnabili il vicepresidente della Regione e assessore al Bilancio Gaetano Armao per rispondere alle domande sulla tenuta politica del centrodestra. Parole che comunque restituiscono una fotografia verosimile dei confusionari giorni che la politica siciliana, soprattutto sul versante della maggioranza a sostegno della giunta Musumeci, sta vivendo. Se infatti da una parte c’è un centrodestra che non potrebbe essere più frammentato di così su Palermo – con cinque candidati in rampa di lancio e le solite beghe interne a Forza Italia, partito di Armao, ma anche del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché – dall’altra c’è un governo regionale che sta facendo gli straordinari. E ne è testimonianza la giunta fiume di domenica scorsa, durata quasi dieci ore per chiudere tutti i discorsi rimasti aperti sul tavolo dei vari assessorati.
«Abbiamo parlato della programmazione dei fondi extraregionali – continua Armao – Soprattutto adesso, dobbiamo portare a conclusione iniziative su cui lavoriamo da tempo. C’è una regione che deve ripartire dopo il Covid e le crisi energetiche». Tutti presenti tranne Roberto Lagalla, uno dei magnifici cinque dell’area conservatrice in corsa per la poltrona di sindaco di Palermo, pur senza partito, al momento. L’assessore all’Istruzione lascerà ufficialmente l’incarico tra poche ore, certo di avere portato a termine gli ultimi impegni istituzionali, ma senza polemica nei confronti del suo governo e del suo presidente, che pure siederà accanto a lui nella conferenza stampa organizzata per il commiato.
La sensazione è che le varie rotture interne al centrodestra, più che a livello di segreteria politica, si siano consumate e si consumino ancora sul campo e tra i banchi dell’Assemblea, dove trovare la quadra per il ridisegno dei componenti delle commissioni, sciolte quasi a sorpresa da Gianfranco Miccichè, sembra impresa veramente titanica e neanche questa settimana sembra quella buona per arrivare a una conclusione che metta d’accordo tutti, specie all’interno di Forza Italia. Dall’altra parte invece si presenta l’immagine di un governo che viaggia a pieno ritmo nonostante l’imminente scadenza, o forse proprio per quella, e tutto fa pensare che alla fine l’ordine dall’alto, piaccia o meno, sarà quello di riconfermare Nello Musumeci come candidato di coalizione alla presidenza.
«Certo, un governo eletto si basa sulla fiducia – conclude Armao, che attende ancora da Roma certezze sulle somme che arriveranno dal governo centrale per potere chiudere il Bilancio – ma stiamo lavorando: abbiamo presentato l’investimento in borsa delle nostre imprese, ci occupiamo del fondo Sviluppo e Coesione 21/27 e abbiamo conseguito importanti risultati sul fronte dell’insularità, finalmente riconosciuta a pieno titolo come situazione di svantaggio dal governo nazionale». Gli interrogativi comunque restano e, come dice Miccichè, il centrodestra si può anche presentare diviso alle Amministrative, per poi ricompattarsi al ballottaggio. Ma cosa succederà se a contendersi la vittoria al secondo turno a Palermo saranno due alleati?
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