Ventiquattro anni da quel 23 maggio 1992, la strage di Capaci, non una semplice ricorrenza ma un’occasione per confrontarsi, crescere e riflettere su cosa è cambiato in questi anni. Una giornata di ricordo del giudice antimafia Giovanni Falcone, saltato in aria insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
La città di Catania, come ogni anno, si è mobilitata con alcune iniziative per celebrare l’anniversario della morte di Falcone. All’ingresso del Palazzo di Giustizia una mostra con i ritratti dei paladini dell’antimafia, i giornali dell’epoca, disegni e messaggi di speranza ha incuriosito i visitatori. Ai lati due bacheche, dove lasciare appunti e impressioni, slogan per la legalità.
Alle 16.30, in aula delle adunanze, l’Amn ha organizzato un incontro dal titolo Dal racconto delle esperienze vissute al valore collettivo della memoria. Presente anche il sindaco Enzo Bianco che ha voluto ricordare l’impegno di coloro i quali hanno lottato per difendere la città.
In platea diversi bambini e giovani, il futuro della città, la speranza per una «guerra che continua giorno dopo giorno e in cui ciascuno di noi deve essere soldato», come ha affermato il procuratore generale Salvatore Scalia. Proprio il ruolo della scuola è stato più volte sottolineato come fondamentale «per formare una classe dirigente responsabile», come sostenuto dal presidente del tribunale Bruno Di Marco. Diverse le personalità di spicco presenti alla conferenza, un modo per ricordare chi era Giovanni Falcone, gli aneddoti e le sue battaglie m ai passate di moda. La domanda del manifesto dell’evento è eloquente: Coltivare la memoria, perché?.
Alle 18.30 è stata la volte della partenza di un corteo organizzato da giovani Scout, partito da piazza Roma e terminato in piazza Verga. Durante la manifestazione due reporter de I Siciliani giovani sono stati identificati per la distribuzione di volantino antimafia. Lì, alle 20 e proprio davanti al Tribunale si è svolta un’esibizione a cura dei gruppi musicali della parrocchia Santi Pietro e Paolo, della giovane band catanese The acoustic sunlight, del gruppo giovani di Città Insieme e degli scout di Catania Agesci zona Etnea Liotru.
«Vogliamo solo che urli il nostro silenzio, la nostra rabbia, il nostro dolore», questa l’indignazione dell’associazione Città Insieme, in una manifestazione senza parole, banchetti e raccolte fondi. «Chissà cosa direbbero Falcone, Paolo Borsellino e tutte le altre vittime della mafia davanti ai recenti fatti di corruzione, malaffare e connivenze che si continuano a manifestare nel nostro Paese, coinvolgendo anche il vasto e variegato mondo dell’antimafia. Starebbero in silenzio?», domanda Città Insieme. Una posizione chiara e netta, come tale deve essere la risposta di tutti noi a una realtà che ancora esiste, che è radicata nel quotidiano e che ci costringe a stare sempre allerta.
Una battaglia che comincia dai piccoli uomini, i bambini, che si rafforza nei giovani e che deve concretizzarsi nelle piccole cose.
Nessun controllo all’entrata del Tribunale, il metal detector non funziona e lo zaino entra senza problemi. Dentro solo un block notes e una penna, ma chi ha cattive intenzioni in genere mette al suo interno ben altro.
Forse un’occasione persa, per dimostrare che la lotta alla mafia si combatte con la legalità di tutti i giorni.
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