Qualche giorno fa è stata disposta la sua scarcerazione, ma la procura di Termini Imerese ha fatto ricorso. Il caso è quello della strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Lo scorso febbraio, secondo l’accusa con l’aiuto di una coppia di amici di famiglia, Giovanni Barreca avrebbe ucciso la moglie e due dei loro tre figli. Secondo chi indaga, Barreca sarebbe stato aiutato anche dalla figlia 17enne. Le uccisioni sarebbero avvenute nel corso di un lungo rito che ha molti tratti legati a una forma di fanatismo religioso; rito che sarebbe durato una settimana e durante il quale ci sarebbero state torture molto cruente sui familiari dell’uomo. Nei giorni scorsi c’è stata la dichiarazione di incapacità di intendere e di volere di Barreca, stabilita da una perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari (gip): per questo è stata disposta la scarcerazione dell’uomo ed è stato previsto il trasferito in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologie psichiatriche. Nessuna valutazione psichiatrica, invece, è stata fatta sulla coppia di coindagati, Massimo Carandente e Sabrina Fina, che avrebbero partecipato alle torture e all’omicidio delle tre vittime. Stando a quanto è stato ricostruito nel corso delle indagini, Barreca e la moglie li avevano conosciuti nel corso di incontri di preghiera.
Oggi la procura di Termini Imerese, in provincia di Palermo, ha depositato appello al tribunale del Riesame contro l’ordinanza di revoca di misura cautelare e di applicazione provvisoria di misura di sicurezza disposte dal gip nei confronti di Barreca. La procura di Termini Imerese scrive che «l’impugnazione si è resa necessaria in quanto, ad avviso di questo ufficio, l’ordinanza e i consequenziali provvedimenti integrativi e correttivi si pongono in antitesi con i principi concernenti il rispetto del contraddittorio processuale tra le parti, oltre a presentare profili di contraddittorietà e illogicità motivazionale». La nota è firmata dal procuratore Ambrogio Cartosio, il quale aggiunge che con l’ordinanza sono state disposte la revoca della carcerazione «in assenza del preventivo parere del pubblico ministero, nonché l’applicazione della provvisoria misura di sicurezza in assenza di qualsivoglia richiesta o istanza del pubblico ministero».
«Peraltro – continua Cartosio – l’ordinanza è stata emessa ancor prima di comunicare alle parti l’avvenuto deposito della perizia e, dunque, sulla base delle sole risultanze dell’elaborato depositato dal collegio peritale nominato dal gip. Non già, quindi basandosi sulla consulenza del prof. Stefano Ferracuti, nominato dal pubblico ministero, la cui relazione è stata depositata il 3 novembre scorso e che diverge, nettamente, dalle valutazioni e dalle conclusioni cui sono giunti i periti». Praticamente i magistrati dicono che l’esperto nominato dalla procura sarebbe arrivato a conclusioni diverse e avrebbe definito Barreca «parzialmente incapace di intendere e di volere e con un elevatissimo grado di pericolosità». La nota della procura di Termini Imerese aggiunge che «inoltre, con l’ordinanza il gip ha inizialmente disposto l’immediata liberazione» di Barreca «in attesa della individuazione della Rems, applicandogli la misura della libertà vigilata, salvo poi adottare – pur sempre senza alcuna preventiva richiesta di parere – un successivo provvedimento correttivo, disponendo la permanenza» di Barreca «in una sezione dell’istituto penitenziario».
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