Strade e collegamenti ferroviari. In fondo i siciliani non chiedono molto, solo che si faccia l’ordinario. Lo sottolineava due giorni fa anche il premier Matteo Renzi, in visita nell’isola per firmare i patti di Palermo e Catania: «Vogliamo investire innanzitutto sulla manutenzione ordinaria perché non possiamo fare le opere pubbliche e poi buttarle a mare». Nuove linee del tram a parte, del resto, il patto di Palermo è una denuncia di quello che non si è fatto piuttosto che la promessa di opere faraoniche: restaurare il principale teatro del capoluogo (il Massimo), completare dopo decenni la circonvallazione, riparare o costruire scuole, riqualificare il centro storico, diffondere – siamo nel 2016 – il wi-fi pubblico.
Sabato il premier ha chiesto «serietà, rigore e impegno concreto per passare dalle chiacchiere e dai convegni ai fatti». Concetti ribaditi stamattina all’incontro organizzato dalla Cisl Palermo Trapani sulle Infrastrutture e sviluppo nel distretto nord-occidentale della Sicilia. Erano presenti il sindaco di Trapani, Vito Damiano, i presidenti di Confindustria Palermo e Trapani, Alessandro Albanese e Gregory Bongiorno, i presidenti di Gesap e Airgest, Fabio Giambrone e Franco Giudice, il presidente dell’Autorità Portuale di Palermo, Vincenzo Cannatella, Filippo Palazzo di Rfi, la segretaria generale Cisl Palermo-Trapani Daniela De Luca, il segretario regionale Mimmo Milazzo e il segretario confederale Maurizio Bernava. In tarda mattinata è arrivato anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Quello che è uscito fuori è il solito quadro di una Sicilia – e il distretto nord-occidentale non fa eccezione – in cui le opere ci sono ma vengono trascurate, oppure non vengono completate o collegate fra loro, oppure, ancora peggio, restano sulla carta. L’interporto di Termini Imerese? Anni per una semplice autorizzazione. Il piano regolatore portuale di Palermo? La Regione non ha ancora approvato le procedure di Via e Vas. «Il problema – dice De Luca – è che si va avanti con la logica dell’emergenza. Manca una governance regionale, una realtà che metta insieme Regione, Comuni, associazioni industriali e società di gestione, con un coordinamento statale, per sfruttare al meglio le risorse nazionali e comunitarie, che ci sono ma sono disperse in mille rivoli». «Basta ipocrisie e alibi sull’autonomia – ribadisce Bernava -. La Sicilia da sola non ce la fa, il governo nazionale prenda in mano la situazione e fornisca un sostegno tecnico, amministrativo e di trasparenza concentrando le risorse su poche opere strategiche. Spenti i riflettori sui patti, che succederà?».
L’incontro si trasforma in una lunga teoria di incompiute: il collegamento ferroviario Palermo-Trapani via Milo è interrotto da tre anni e il progetto da 104 milioni per la sua riattivazione si trova ancora alla fase preliminare. Con questo potenziamento la linea, che prima dell’interruzione si percorreva in 2 ore e un quarto, sarebbe percorribile in un’ora e 40 minuti, con alcune opere straordinarie addirittura in un’ora e 20. Oppure si pensi al collegamento Palermo-Catania: c’è voluto il crollo del viadotto Himera per vedere i treni viaggiare da un capo all’altro in meno di tre ore. «Quindi è solo una questione di volontà», chiede il moderatore del convegno, il giornalista Manlio Viola. «Non è una questione di volontà ma di concertazione – ribatte Palazzo -. Tutti gli operatori hanno la volontà di mettersi insieme per favorire lo sviluppo del territorio. Soltanto nella provincia di Palermo Ferrovie sta investendo due miliardi di euro».
A fine anno, annuncia il dirigente di Rfi, sarà riaperta la tratta fra la Stazione Notarbartolo e l’aeroporto Falcone Borsellino, attualmente chiusa per i lavori del passante. Quanto alla linea Palermo-Trapani via Milo, «stiamo lavorando al progetto definitivo da 100 milioni di euro. C’è già un accordo di programma per riaprire la linea, che è un’opera fondamentale perché, una volta che sarà messa a sistema con il passante ferroviario di Palermo, potrebbe creare una fondamentale infrastruttura da Trapani passando per il capoluogo siciliano fino a Cefalù e Messina. Una tratta davvero strategica per lo sviluppo della Sicilia occidentale. La nostra previsione è quella di consegnare l’opera entro il 2018».
Tutto fermo anche per il piano regolatore portuale di Palermo: «La Regione non ha ancora dato il via libera alle procedure Vas e Via – spiega a margine Cannatella -. Spero arrivino presto, non possiamo sprecare il lavoro fatto dal mio predecessore». La riconversione dello scalo prevede la costruzione di bar, ristoranti e aree dedicate all’attività sportiva, il restyling della stazione marittima, l’installazione di nuove passerelle per l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri e un collegamento pedonale tra la stazione marittima e il varco di via Emerico Amari e l’adiacente parcheggio. Anche il piano regolatore portuale di Trapani ha i suoi problemi: la Cisl lo definisce «obsoleto e inadeguato», mentre i fondali di Termini Imerese attendono l’operazione di dragaggio.
«L’interporto di Termini Imerese non serve per fare un favore a qualcuno – attacca Albanese – ma è un’opera strategica per collegare i due capoluoghi. I progetti sono inutili se la burocrazia blocca tutto, non si possono aspettare anni per un’autorizzazione. La burocrazia siciliana mette le catene ai piedi». Poi arriva la stoccata a Orlando: «Non esiste porto o aeroporto che, per quanto bello, serva a qualcosa se la città non è pulita e attrattiva. I turisti appena arrivano guardano tre cose: i taxi, la puntualità delle valigie e la pulizia delle strade». Sull’aeroporto di Punta Raisi, infine, il presidente Giambrone annuncia che «il 30 maggio inaugureremo i cinque nuovi varchi e il 30 giugno toccherà alla nuova hall arrivi».
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