Si fanno attendere Ottavio Cappellani e Pietrangelo Buttafuoco per StraCatania, in cerca di antidoti al provincialismo, un appuntamento organizzato al Sal (Spazio avanzamento lavori) dai due scrittori siciliani perché «i fuochi accessi fino a ora con l’incontro a Palermo, la lettera rivolta al ministro Franceschini e lo spettacolo teatrale di Buttanissima Sicilia non si spengano, ma si saldino insieme per costruire qualcosa di politico ma non di elettorale».
«Ci chiedono che cosa stiamo combinando – esordisce Cappellani – e questo ci dà la misura di quanto questa città sia diventata provincia». E sottolinea come quello che stanno facendo oggi è quello che hanno sempre fatto, anche se adesso c’è una cultura del sospetto, del chiedersi il perché. «La politica non è potere, è stare qui adesso, in un momento in cui a Catania piacerebbe che gli scrittori stessero chiusi nella loro cameretta a scrivere libri. E invece noi siamo due chierici, nel senso che intende lo scrittore Julien Benda, a cui mi sono ispirato per buona parte della mia vita».
Una strana coppia, quella Cappellani-Buttafuoco, nata già prima del caos sollevato dalle vicende del teatro Stabile, su cui è stato fatto un accenno. Se volevano diventarne i nuovi direttori? «Come no, ci stavamo pensando – rispondono ironicamente a MeridioNews – magari insieme». E durante l’incontro Buttafuoco rivela un’aspettativa delusa. «Immaginavo che alla scadenza del mandato di Dipasquale arrivasse Vincenzo Pirrotta, ma da siciliano conosco certi meccanismi, rivelatori di un atteggiamento che va a planare sullo squallido ricatto della minaccia».
In Sicilia stiamo già vivendo il post Crocetta
In questo primo incontro a Catania sembra abbiano voluto gettare un seme, discutere di fronte a una platea composta, come hanno sottolineato, da diversi esponenti del mondo del teatro, dello spettacolo e della politica catanese. Di «tutti gli universi» fanno notare gli scrittori. Ma con tanta destra, anche se al nostro giornale sottolineano come destra e sinistra siano ormai «argomenti di archeologia» e non sono in grado di dare una risposta quando si domanda a quale parte appartenga il sindaco di Catania Enzo Bianco, che non immaginano come presidente della Regione. Quello che è certo è che «stiamo già vivendo il post Crocetta».
Buttafuoco si chiede perché la nostra città debba essere così «provincia insignificante», invece di essere come Mantova, tanto per dirne una, dove hanno organizzato il festival della letteratura. «Qui invece abbiamo avuto il Buk festival – rincara la dose Cappellani – dove gli stand sono stati affittati alle case editrici che si fanno pagare per pubblicare. Gente che non ha mai letto un libro e pensa che la cultura sia portare gli acquarelli di Chagall o le tazzine di Picasso».
E lancia una sfida a Buttafuoco: «Altro che Mantova, dovremmo prendere diversi modelli, come Gerusalemme o Costantinopoli». Insomma, «dobbiamo continuare a farci raccontare storielle o vogliamo tentare di fare la storia?», domanda ancora Cappellani passando la palla al collega, che subito denuncia la mancata presa di posizione dell’opinione pubblica su tanti fatti, uno fra tutti la chiusura dei parchi regionali. «Sono un tesoro inestimabile con cui potremmo campare per generazioni. Peccato che non siamo in grado di fare un progetto». Che forse proveranno a fare loro, con il supporto di chi sente «il bisogno di salvarsi». E propongono come luogo per lo scambio di idee la pagina Facebook dedicata a StraCatania.
Candidature? Ci siamo presentati al pubblico
«Non vediamo il deserto che si è creato attorno a noi?», chiede l’autore di Buttanissima Sicilia, per cui la nostra Isola non deve più essere «una periferia complicata da raggiungere, dove si radunano gli sbadigli e dove ci si abitua all’idea che le cose non funzionano più». Saranno loro a risollevarne le sorti? Non ci sono state candidature come buona parte dei presenti vociferava e si aspettava, ma quando alla fine dell’incontro abbiamo chiesto a Ottavio Cappellani se ci sarà una seconda puntata, la sua risposta potrebbe lasciare uno spiraglio aperto: «Ci siamo presentati al pubblico».
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