L’attesa nei suoi diversi aspetti.
Riscoprire il valore della riflessione, della pausa. Ma il concetto riassume in sé anche quello dell’immobilismo e dell’indolenza, del delegare agli altri la responsabilità di prendere posizione, di realizzare il cambiamento al posto nostro. L’attesa è un abito che Palermo veste bene da sempre, che ha attraversato secoli di storia fino ai giorni nostri. Queste molteplici sfaccettature sono alla base delle storie che si intrecciano nel libro a fumetti dell’autore palermitano Sergio Algozzino, che ha realizzato testi e disegni di Storie di un’attesa, pubblicato all’interno della collana Prospero’s Books della casa editrice Tunué.
«Il libro nasce da un paio di spunti – spiega Algozzino – da una parte volevo realizzare una storia ambientata a Palermo e dall’altra volevo raccontare uno stato emotivo che ho approfondito». Si tratta di racconti ambientati in città, «un manifesto d’amore, ed è abbastanza ironico il fatto che venga pubblicato adesso che non ci sto più», racconta l’autore. Palermo è una presenza costante anche nel prologo e nell’epilogo del libro, è come se fosse la quarta protagonista che si intravede sullo sfondo di tutte le altre storie. E ci sono i classici racconti dell’attesa, tanti piccoli flash, brevi momenti di sospensione che durano poche pagine, come quelli sulle persone in coda alla posta. «La nostra storia – aggiunge Algozzino – vede cicli di dominazioni che si sono alternate l’una dopo l’altra e noi eravamo lì ad aspettare quella successiva. Lasciavamo che realizzassero il cambiamento al posto nostro ed è la stessa cosa che spesso facciamo anche adesso».
Le vicende raccontate nel libro a fumetti, dislocate nel tempo, sono intrecciate tra loro, oltre che attraverso il tema comune dell’attesa, anche grazie ad alcuni elementi narrativi che accadono nell’evolversi dell’opera. Da una curiosità che riguarda le partite a scacchi per corrispondenza nel secolo scorso, alla storia di un conte ambientata nell’Ottocento, fino all’attesa di una ragazza in occasione di un appuntamento, un racconto ambientato negli anni Novanta. «Mi piace farmi contaminare da stimoli diversi. Mi incuriosiva il mondo delle partite a scacchi per corrispondenza; in un altro caso mi sono ispirato alla figura di un nobile realmente esistito, il conte di Ranchibile, ma ho modificato molto i caratteri di base, dando vita a un personaggio del tutto nuovo». La terza storia invece «parte da uno spunto autobiografico ma non volevo mettere al centro me stesso e allora ho modificato tutto ancora una volta».
Un libro su Palermo che non parla di mafia. «Amo follemente il luogo da dove provengo e ho messo dentro al mio libro tutto quello che significa per me – conclude Algozzino – questo libro parla soprattutto di questo: amore non corrisposto, amore per una persona, amore per un ideale e amore per una città».
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