Una stella di Davide che lascia una scia di kefieh. I simboli dei due popoli in eterno conflitto, israeliani e palestinesi, si sono incontrati sugli Archi della marina a Catania grazie allultima installazione del gruppo Res Publica Temporanea. Lopera, della lunghezza di cinque metri, è stata installata la vigilia di Natale per lanciare un messaggio di pace e di speranza. «Abbiamo voluto chiamarla Peace, anche se la street art non ha titoli altrimenti andremmo ad esporre in una galleria», spiega Luca Prete, uno dei due giovani autori dellinstallazione. Laltro è Alessandro Grasso, musicista e fotografo.
«Non ha senso continuare a morire per nulla continua Prete sarebbe ora che questi due popoli tornassero ad incontrarsi». Ma gli artisti sanno che, con i venti di guerra che soffiano in Medio Oriente e la continua tensione tra Israele e Iran, la pace non è mai stata così lontana. «Ne siamo consapevoli e per questo linstallazione a breve avrà un seguito», anticipa Luca. Nei prossimi giorni gli stessi pezzi che compongono la stella cometa verranno ricomposti in unaltra zona di Catania, per ricordare che, al di là dei buoni propositi natalizi, «la speranza di una riconciliazione è stata distrutta».
Non è la prima volta che Luca e Alessandro lasciano un segno in città. E loro la firma sugli ironici interventi alla statua senza testa di via Dusmet, sulla cui identità si è tanto dibattuto anche su Ctzen. «Ma solo in due casi, con laddobbo delle luci non centriamo», precisa Luca. Invece è proprio loro lidea della gabbietta appesa alla mano del re borbone, per aderire alla campagna di sensibilizzazione animalista Stopvivisection. Così come il pallone nerazzurro con bandierina dellEuropa in occasione dei campionati europei di calcio. «In quel caso volevamo dire che noi italiani abbiamo troppo la testa nel pallone», sottolineano gli autori. O ancora la grande mano per dire no al Muos, limpianto di antenne militari americano in costruzione a Niscemi. Per finire con la Trinacria messa in croce in cima al palazzo delle poste lo scorso 19 novembre. «Per questultima installazione ce ne hanno dette di tutti i colori racconta Luca molti hanno pensato che fosse un messaggio politico, perché eravamo in campagna elettorale, qualcuno ha tirato in ballo anche Crocetta, ma il nostro messaggio era più universale. Volevamo rappresentare tutti i siciliani che in questo periodo si sentono messi in croce».
Tuttavia ai fondatori di Res Publica Temporanea non importa che tutti comprendano le loro reali intenzioni. «La street art è bella perché ognuno ne coglie linterpretazione che preferisce conclude Luca per noi è lunico modo per comunicare in modo diretto con la gente, perché la cosa pubblica va raccontata con strumenti nuovi affinché tutti la capiscano e se ne appassionino».
[Foto di Res Publica Temporanea]
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