LE RECENTI DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELL’ARS E DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SULLA NECESSITA’ DI RIVEDERE I RAPPORTI FINANZIARI CON ROMA NON SONO CASUALI…
I “presidenti” si sono svegliati sui diritti finanziari della Sicilia? Magari ci riconoscano anche un po’ del merito di quello che dicono oggi…
Noi non siamo certo interessati ad essere messi al centro dell’attenzione. Quello che conta è che finalmente si parli dei rapporti finanziari tra Stato e Regione. Però c’è anche da dire che queste voci si levano giusto giusto soltanto da quando abbiamo inviato, finora senza averne avuto risposta, una proposta organica di legge-voto ordinaria sul riordino di questi rapporti e sull’attuazione del dispositivo finanziario dello Statuto siciliano (QUESTO IL LINK PER LEGGERE LA PROPOSTA).
Non esiste “commissariamento” che regga! Su questo chi soffia sul fuoco o sta sbagliando o sta tentando di strumentalizzare un momento tragico per la Sicilia.
Il dissesto potenziale della Sicilia (si badi: della Sicilia! non della Regione o degli enti locali) ha un responsabile certo e definito: lo Stato italiano. E’ lo Stato italiano che costringe la nostra Isola a politiche di austerity ancora più severe di quelle praticate sul Continente e, per di più, sottoponendoci al linciaggio preventivo dei media italiani, pronti a sparare a senso unico ogni giorno contro la nostra Terra, sicuri di trovare in Italia un uditorio inferocito a dar loro ragione. Per non parlare di alcuni giornali on line siciliani venduti… stendiamo un velo pietoso…
Solo invocando ed esigendo l’immediata attuazione dello Statuto la Sicilia potrà non dico risolvere i suoi problemi, ma per lo meno sopravvivere in questa bufera. Ogni altra “scorciatoia” sarebbe assai più dannosa o pericolosa.
Questa strada, proprio questa strada, è contenuta nella proposta di legge-voto elaborata dalla nostra Associazione.
Ci sorprende leggere, nelle motivazioni rilasciate dai “presidenti” e da qualche parlamentare ARS, gran parte delle argomentazioni contenute nella nostra relazione introduttiva alla legge, senza che venga dichiarato da quale fonte queste argomentazioni vengono prese.
Non è molto corretto, anche se conosciamo bene questo vizietto dei politici: quando c’è in giro un’idea buona, sempre meglio farla sembrare propria. Ma fa niente! Almeno facessero sul serio! Che si intestino questa o quella battaglia. Ma per farlo devono andare contro le centrali delle segreterie dei partiti nazionali. Ne avranno la forza? Siamo costretti, da cittadini siciliani, a sperare di sì, anche se, conoscendoli, è legittimo temere di no.
Noi temiamo che proprio questa strutturale debolezza li costringa poi ad insabbiare tutto, come sempre. Per questo forse sarebbe meglio, anche per loro, dire che questa proposta non viene da Ardizzone, o da questo o quel gruppo politico, ma sale dalla società siciliana, che chiede giustizia e dignità, prospettive per il futuro e soprattutto risorse per rilanciare occupazione e sviluppo!
La Regione deve far propria questa proposta, o dirci che cosa di essa non va o va emendata. Se non lo farà l’ARS, la faremo partire da un gruppo di Comuni, se non volessero i Comuni, la faremo partire dai cittadini. Una cosa è certa: noi non ci fermeremo!
Ma perché poi non dovrebbe partire dall’Assemblea? Noi aspettiamo.
Sappiamo la cosa terribile che sta accadendo in Italia: le Regioni, in quanto presidio di democrazia diffuso nel territorio, così come i Comuni, devono essere o svuotate o commissariate. Per far questo si punta su di loro il riflettore dell’informazione, senza dire che il malgoverno delle Regioni è LO STESSO di quello dello Stato, perché identica è la classe politica a governare. Senza dire che al malgoverno si risponde con il cambiamento del personale politico NON CON L’ABBATTIMENTO DELLE ISTITUZIONI! E come se, visto che lo Stato italiano è corrotto, “abolissimo” lo Stato italiano, invece di favorire il ricambio. Che senso avrebbe?
E invece si impedisce in tutti i modi il ricambio politico e si demonizza la politica regionale e locale, in modo che il cittadino disinformato sia il primo a “chiedere giustizia” e ad incaprettarsi da solo, col sorriso dei parassiti usurai che, molto in alto, tirano le fila di questo teatrino.
In questo quadro drammatico, chiedere l’attuazione dello Statuto è evidentemente un atto coraggioso, temerario!
Ma come potranno dirci di no, se – a chiare lettere – diremo che la Sicilia non vuole più nulla da questo Stato, se non tenere le proprie risorse e, addirittura farsi dire dallo Stato qual è il “pizzo” che dobbiamo pagare ogni anno per avere il privilegio di farne parte? Noi possiamo pagare questo “pizzo”, con il quale l’Italia ci protegge da invasioni esterne (?), rappresenta i nostri interessi in Europa e all’estero (??), paga il funzionamento degli organi centrali dello Stato (?!) e gli diamo anche un tot, però concordato, per il pozzo senza fondo del servizio del debito pubblico statale.
Per il resto facciamo da soli, dando uno schiaffo alla ditta Stella/Rizzo.
Faranno di tutto per fermarci. Dobbiamo saperlo. Perché una cosa del genere non è “nell’agenda” che conta. Anzi va esattamente contro. Come nel caso dell’Ucraina: avete visto cosa è successo quando un presidente regolarmente eletto ha stravolto l’agenda già scritta? Un giorno prima era una controparte riconosciuta e valida per firmare il trattato di associazione all’UE; il giorno dopo è diventato un dittatore da abbattere ed è stato abbattuto.
Si chiama “metodo mafioso”. E’ questo ciò che attenderebbe la Sicilia se osasse per davvero ribellarsi. Ma noi stiamo parlando di una ribellione tutto sommato parziale. La soluzione totale e definitiva, quella che scatenerebbe forse persino la guerra sarebbe un’altra: quella per cui molti siciliani sfileranno il 30 marzo prossimo. E con quella soluzione piena, l’Indipendenza, non staremmo a parlare di attuazione dello Statuto o di moneta complementare. Avremmo tutto e subito. Ma non stiamo parlando di questo obiettivo massimo. Forse questo obiettivo minimo invece possiamo conquistarlo, è alla nostra portata.
E del resto, se non facciamo così, ci spetta il mutuo da un miliardo, la fiscalità di svantaggio, la deindustrializzazione sicura, etc. Scommettiamo che, a mutuo usuraio firmato, sarà l’Italia, attraverso i suoi media, la prima che si scaglierà contro la Sicilia per il suo nuovo eccessivo debito? Prima ce lo fanno firmare con la gentilezza degli usurai, e poi ce lo rinfacceranno per accelerare l’ulteriore commissariamento della Sicilia. Ma più commissariati di così? Assessore all’Economia “forestiero” e Commissario dello Stato (siciliano ma al servizio dello Stato) già hanno in mano tutta l’economia e la legislazione della Sicilia.
Andando avanti così non abbiamo più niente da perdere.
Perché non ribellarci allora?
Cosa possono darvi ancora questi benedetti partiti nazionali? Che carriera sperano di fare ancora alcuni sindaci siciliani?
Noi attendiamo ancora una risposta sul nostro progetto. Chi non vorrà neanche confrontarsi sapremo come catalogarlo e come presentarlo ai Siciliani.
Massimo Costa
Associazione Noi Siciliani Liberi
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