Start up Academy, selezionati i partecipanti L’innovazione tra fichi d’india e solidarietà

Riciclare i farmaci scaduti, sfruttare il fico d’india per produrre biomasse, produrre energia dai passi. Ma anche potenziare le capacità cognitive e adattive in persone con sindrome di Down, fornire consulenza immediata agli studenti e persino un portale help to help dedicato alla solidarietà. Sono alcune delle 24 idee ammesse alla seconda fase della Start up Academy, l’iniziativa dell’ateneo di Catania rivolta agli iscritti che vogliono cimentarsi nel mondo dell’imprenditoria. «Sono pervenuti 47 progetti, in rappresentanza di un po’ tutti i dipartimenti, i corsi di laurea e alcuni corsi di dottorato», spiega il coordinatore Rosario Faraci, presidente del Capitt (Centro per l’aggiornamento professionale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico). «Come al solito, l’interesse dei nostri giovani a fare impresa si focalizza su quattro principali aree – prosegue – hi-tech e information technology, innovazione sociale, servizi e turismo, impiego di materie prime nelle energie rinnovabili e alternative». Secondo il docente di Economia «la multidisciplinarietà del nostro ateneo, e dunque la varietà di interessi scientifici, è sicuramente uno dei punti di forza a disposizione del nostro territorio».

Da oggi partiranno i seminari – dieci lezioni – che inizieranno gli 89 partecipanti tra studenti di triennale, magistrale e dottorandi al mondo dell’imprenditoria. Tra i relatori della prima sessione il presidente della Scuola superiore etnea Francesco PrioloEdoardo Faraci di Italia Camp, Giusy Tomarchio di St Microelectronics e Daniele Lombardo di Behaviour Labs. L’appuntamento successivo sarà la presentazione dei progetti al Contest day, il 22 maggio. Quest’anno, per la prima volta, la partecipazione è stata aperta a tutti gli iscritti a Unict. «In pole ci sono gli studenti di Economia aziendale – elenca Faraci – poi di Fisica, Ingegneria edile, Ingegneria informatica e di Economia». Tra i progetti presentati «ci sono idee varie, alcune innovative, altre rivisitate da idee esistenti, molte rivedute e corrette con l’aiuto delle moderne tecnologie di informazione e comunicazione». Dopo la selezione, «la scommessa è adesso trasformarle in progetti imprenditoriali, attrattivi per le imprese esistenti, meglio ancora se essi stessi pronti a trasformarsi in start up innovative», afferma.

Rosario Faraci non trattiene l’entusiasmo per la risposta ottenuta dalla comunità accademica: «Il fatto che tantissimi giovani si siano scommessi con un’idea ed un team, sottoponendosi alla selezione, è un fatto positivo – sottolinea – Evidenzia che c’è voglia di condivisione e non c’è paura di uscire allo scoperto con un’idea e di confrontarsi con gli altri». Per il delegato al trasferimento tecnologico «il bilancio è positivo. C’è stata quella risposta che tutti, in primis il rettore Giacomo Pignataro, ci aspettavamo – spiega – C’è voglia di fare nuova impresa da parte dei nostri giovani e, nel road show di presentazione di Start Up Academy, ho colto personalmente questa tensione positiva».

Il momento storico, purtroppo, non consente a tutti di ottenere dei risultati. «Come dimostrano recenti indagini, rimane sempre forte il gap fra l’intenzione di fare impresa e l’effettiva capacità di avviare una start up». Una soluzione viene da iniziative come la Start up Academy e dalla successiva competizione regionale, Start cup Sicilia. «Vanno nella direzione giusta, se si accompagnano, come stiamo facendo, ad ulteriori azioni di contaminazione, di incubazione e di accelerazione e ad un intenso programma di lezioni, seminari e interventi formativi». E, conclude il docente, «magari, non potremmo essere presenti su tutti i fronti; ma stiamo almeno collaborando con tutti gli attori principali della Start up City e del territorio. I risultati non tarderanno ad arrivare, sono fiducioso».

 

[Foto di dhester]

Carmen Valisano

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