Nello scontro tra il teatro Stabile e la commissione comunale al Bilancio si inseriscono i sindacati. «Non vogliamo che la questione venga strumentalizzata per togliere ulteriori fondi alla cultura», spiega con preoccupazione Antonio D’Amico, segretario Fistel-Cisl. La Commissione è impegnata nell’iter che porterà alla votazione del bilancio preventivo e ha chiesto di esaminare i documenti sullo stato economico dello Stabile. «Il Comune finanzia il teatro – ha dichiarato a CTzen Vincenzo Parisi, presidente della commissione – la stagione sta andando male, i lavoratori sono senza stipendio, mentre alcuni dirigenti ricevono compensi da 200mila euro allanno. Abbiamo il diritto di sapere come vengono gestiti i soldi pubblici, ma nonostante le numerose richieste non abbiamo avuto risposta». Un’operazione vista con un certo fastidio da Jacopo Torrisi, vicepresidente del Teatro, il quale ha parlato di un atteggiamento che sfocia «in unattività istruttoria che è propria della magistratura».
Per le tre sigle sindacali si tratta di una «mascariata a danno dei teatri catanesi», riferendosi alle dichiarazioni dei membri della commissione come «inesatte ed improvvide esternazioni». Secondo i vertici delle organizzazioni a difesa dei lavoratori «sparare a zero sul teatro Stabile di Catania diramando informazioni false significa giocare sulla pelle dei lavoratori e non serve a chi ha a cuore le sorti del teatro». Ma nonostante il loro duro attacco, i sindacati precisano di voler solo «mettere le mani avanti». «Se realmente ci sono delle problematiche, il teatro fornisca i documenti – afferma Antonio D’Amico – Ma se non ci sono problemi, non strumentalizziamo la questione».
Il timore è che dietro la decisione di controllare lo stato di salute delle finanze dello Stabile ci sia la volontà di destinare ad altre voci i finanziamenti pubblici. «In questi momenti di grande sacrificio per i lavoratori, e per il pubblico, e comunque di grande attesa per l’imminente discussione in aula della legge finanziaria regionale, questo copione già visto può solamente essere utile a chi pensa che le poche risorse a disposizione potrebbero essere destinate altrove». «Si tratta di un giochetto già visto – precisa D’Amico – È una guerra tra poveri».
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