Stabile, sigilli e catenacci al teatro Angelo Musco Affitti arretrati, si cerca l’accordo con la proprietà

Il commissario straordinario non si è ancora insediato, il consiglio di amministrazione non è più in carica e neanche il direttore artistico può ancora definirsi tale, perché la nomina del regista Giovanni Anfuso è in attesa di essere convalidata dall’avvocatura della Regione Siciliana. È nel bel mezzo di una situazione istituzionale già complessa che questa mattina un ufficiale giudiziario si è presentato a mettere i sigilli e un catenaccio al cancello della sala Angelo Musco del teatro Stabile di Catania. La storica sede dell’istituzione culturale etnea adesso è chiusa al pubblico e ai lavoratori per via di mesi di affitto in arretrato. Quanto lo Stabile debba ai proprietari dell’immobile, la famiglia Ferro, non è ancora chiaro: pare che, come anticipato da MeridioNews, il canone di locazione – che ammonta ad alcune migliaia di euro – non venga versato da oltre sei mesi

«Non credo che sia una procedura accettabile», dice Giorgio Pace, che attende la firma sul documento che lo renderà operativamente commissario straordinario per il teatro Stabile di Catania. Nel frattempo, da Palermo, osserva quello che succede nel capoluogo etneo. «Quando arriverò, vedremo subito di prendere le adeguate contromisure – sostiene – Mettere i catenacci alla sala Musco in un momento come questo è un errore clamoroso. Non si può precedere ad atti giudiziari così pesanti in una fase in cui nessuno può prendere decisioni». Perché, senza di lui, a reggere le sorti dell’ente teatrale etneo – dopo le dimissioni del presidente-lampo Salvatore La Rosa – non è rimasto nessuno. Tranne Jacopo Torrisi, ex vicepresidente del consiglio di amministrazione, l’unico a non aver rassegnato le sue dimissioni dopo le pesanti accuse sulla gestione delle casse del teatro Stabile lanciate da La Rosa.

«Io rivesto oggi le funzioni di presidente – conferma Torrisi – per evitare una stasi amministrativa che sarebbe diventata intollerabile». E che avrebbe, aggiunge, caratterizzato l’azione del cda nei mesi della presidenza di La Rosa: «Il decreto di sfratto dalla sala Musco risale, in realtà, al mese di maggio – precisa Torrisi – Il presidente La Rosa ha incontrato la proprietà e poi ci ha garantito che la situazione era stata sistemata». Nei fatti, poi, nessun ufficiale giudiziario si era presentato davanti alla struttura di via Umberto I, «così abbiamo pensato che la questione si fosse davvero risolta». Peccato che, invece, poco dopo sia arrivata una nuova notifica per la morosità rispetto all’affitto. In mezzo ci sarebbe stato anche un tentativo d’interlocuzione avviato direttamente dal sindaco Enzo Bianco, considerato che il Comune di Catania è – insieme alla Regione e alla ex provincia, ora città metropolitana – socio del Tsc. Voci di corridoio parlano anche di un’ipotesi d’acquisto della sala Musco, ventilata dal primo cittadino ma da concretizzarsi in tempi migliori.

«Mi sono messo in contatto con i signori Ferro e sono stati molto disponibili, certo è che per loro e per noi è una situazione difficile», continua Torrisi. Perché la sala Angelo Musco, pur non essendo né grande né particolarmente pregevole, è quella in cui le attività del Teatro Stabile di Catania sono nate. Prima che venisse comprato l’ex cinema in cui è stata aperta la sala Verga di via Giuseppe Fava, per la quale il Tsc paga un mutuo con le banche. «Già un anno fa avevamo avuto problemi di ritardi consistenti nei pagamenti dell’affitto, ed eravamo riusciti a saldare il debito con grosse difficoltà. Adesso dovremmo essere indietro di sette, otto mesi, ma non è semplice dirlo senza un confronto diretto con gli uffici di ragioneria». Ed è difficile che emerga dal bilancio: quello consuntivo del 2015 non è ancora stato presentato e, di conseguenza, approvato. Mentre quello preventivo del 2016 è passato dal consiglio di amministrazione ad aprile. Senza che fosse ancora stato vagliato lo stato delle casse dell’anno precedente.

Luisa Santangelo

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