Stabile, scontro con la commissione Bilancio «Conti tenuti nascosti». Il teatro: «Falso»

Al Teatro Stabile di Catania i conti non tornano, la stagione è finita in anticipo ed è molto probabile che quella estiva neanche inizi. La Commissione bilancio del Comune, impegnata nella discussione che porterà alla votazione del bilancio preventivo, vuole vederci chiaro ed ha chiesto di visionare i documenti sullo stato economico dell’ente di cui il Comune è socio. Richiesta avanzata da diverso tempo e a cui non sarebbe stata data risposta esaustiva. La denuncia arriva da Vincenzo Parisi, presidente della Commissione. «Il Comune finanzia il teatro, la stagione sta andando male, i lavoratori sono senza stipendio, mentre alcuni dirigenti ricevono compensi da 200 mila euro all’anno. Abbiamo il diritto di sapere come vengono gestiti i soldi pubblici, ma nonostante le numerose richieste non abbiamo avuto risposta», accusa il consigliere. Un attacco che arriva a distanza di un paio di mesi da un incontro dai toni molto accesi tra i dirigenti dello Stabile e la Commissione. «Ci siamo detti disponibili a produrre i documenti, nonostante non abbiamo vincoli con la commissione bilancio, perché il consiglio comunale non ha potere ispettivo nei nostri confronti visto che non siamo una partecipata del Comune», replica Jacopo Torrisi, vicepresidente del Teatro.

Il teatro Stabile è un ente di diritto privato con soci pubblici, finanziato in larga parte dalla Regione e in misura minore dal Comune di Catania. Questo, ad esempio, libera l’ente dall’obbligo di effettuare gare d’appalto per l’assegnazione dei servizi. «I nostri bilanci sono pubblici, quello del 2013 non è ancora pronto – spiega Torrisi – Inoltre il sindaco della città è socio dello Stabile, quindi può avere accesso a tutti gli atti, compresi i bilanci, ogni volta che vuole. Il Teatro è casa sua. Noi rispondiamo a lui, ma da parte sua non ci è giunta nessuna richiesta». Nelle ultime settimane i dirigenti dello Stabile hanno messo a disposizione della comissione Bilancio alcuni documenti. «Ma – precisa il presidente Parisi – si tratta di dati frammentari e generici, manca la struttura di un bilancio ufficiale. In ogni caso, da questi numeri emergono criticità, dicono di fare economia ma non ci risulta: ad esempio stipendi come quello del direttore Dipasquale da 200 mila euro non mi sembrano consoni rispetto alla legge di mercato attuale. Sento spesso lamentele, ma poi non si fa chiarezza su come vengono spesi i soldi». Pronta la replica del diretto interessato. «E’ falso. Il mio stipendio ammonta a 100mila euro all’anno ed è il più basso d’Italia», precisa il direttore artistico Giuseppe Dipasquale. Come riporta anche il sito ufficiale del Teatro.

Lo scontro si accende sul presunto carattere generico dei dati forniti dallo Stabile ai consiglieri. «I numeri sono chiari: come in ogni bilancio ci sono entrate e uscite – replica Torrisi – ma la commissione vorrebbe entrare nel merito di quanti sbigliettamenti vengono fatti per ogni singolo spettacolo o addirittura sulle scelte programmatiche del cartellone». Richieste che secondo il vicepresidente dello Stabile sono irricevibili perché «sfociano in un’attività istruttoria che è propria della magistratura. L’unico che può farlo è il sindaco – conclude – non credo che la commissione abbia le competenze per esprimere queste valutazioni, un direttore artistico ce l’abbiamo già».

Salvo Catalano

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