St-Numonyx: lettera aperta

La riunione del 19 maggio scorso fra i rappresentanti di ST Microelectronics e Numonyx e il ministro dello Sviluppo Economico ha portato a un “nulla di fatto” per le delicate questioni che l’azienda italo-francese sta affrontando in questi mesi, non ultima quella che riguarda la mancata apertura di M6, il “fab della speranza”: quella parte importante del sito catanese che avrebbe portato nuovi posti di lavoro e un sensibile salto di qualità della multinazionale nella ricerca e nella produzione di semiconduttori di ultimissima generazione.

A denunciare quanto purtroppo non è accaduto non sono soltanto i sindacati, ma anche i lavoratori che fino all’ultimo hanno sperato in un accordo che potesse sbloccare la delicata questione. Di seguito riportiamo la lettera aperta di Antonio Arcieri, dipendente di Numonyx che rappresenta il punto di vista di chi vive tutti i giorni sulla sua pelle le problematiche che affliggono l’azienda.

“Se non parte l’M6, l’unica alternativa è emigrare”

Sono stato assunto nel 2003 per lavorare in M6. all’epoca c’era un gran fermento, la partenza di M6 era imminente, tutto era da preparare in grande fretta. Molti andavano in trasferta ad imparare il funzionamento dei sistemi di Crolles-2 per poi realizzare un impianto avanzato, operante in “full automation”.

Nel 2004 si cominciò a rinviare la partenza di sei mesi in sei mesi, con la giustificazione che gli impianti ST erano lontani dalla saturazione e non era necessario un ulteriore impianto.

Da quei continui ritardi si passò ad una situazione di stallo: M6 non si poteva fare per mancanza di capitali e di condizioni di mercato (domanda da soddisfare).

La prima condizione fu risolta con il protocollo di intesa: la ST riceveva un incentivo di 479 milioni di euro sotto forma di sgravi fiscali, a fronte dell’avanzamento della messa in opera di M6.

La seconda condizione consigliava il rallentamento della realizzazione di M6. Sembrò che lo stallo fosse cessato, quando fu annunciata una joint-venture tra ST ed Intel Francisco Partner, per dare vita ad una nuova società finalizzata alla produzione di memorie che comprendeva M6.

Questa notizia fece ben sperare ed il problema sembrava risolto. Ma anche dopo questo annuncio si tornò a dire che le condizioni di mercato non esistevano.

Il 30 aprile di quest’anno nasce ufficialmente Numonyx, ma allo stesso tempo chi vive in M6 ha continuato ad ascoltare voci di corridoio che prevedono un futuro disastroso. A dare credito a queste voci si sono aggiunti i fatti.

I lavori di completamento delle facilities sono stati bloccati e sembra in modo definitivo. I gruppi legati alla produzione hanno cambiato attività, oppure, come nel caso dei processisti, hanno in corso una contrattazione per essere assunti presso R2 ad Agrate (il site ST in provincia di Milano).

Lunedì 19 maggio, alla presenza dei rappresentanti del governo è stato detto che l’avvio di M6 non rientra per il momento nei programmi di Numonyx, aggiungendo che tale eventualità sarà vagliata nel 2010.

Di fronte a tutti questi segnali, percepiamo un senso di precarietà. Quello che mi chiedo è che fine faremo nel caso la situazione precipitasse, considerato che la professionalità acquisita nel mondo della microelettronica non è rivendibile in altri settori e considerato anche che la nostra terra non offre possibilità di lavoro a chi possiede un elevato livello di scolarizzazione; sembra che l’unica possibilità sia l’emigrazione, probabilmente all’estero, dato il rapporto sfavorevole tra salario e costo della vita, registrato al nord Italia.

A questo punto l’augurio è che una forte pressione esterna si eserciti sul consiglio di amministrazione della Numonyx spingendolo a scommettere su Catania, magari da parte di ministri, del presidente della regione e degli enti locali.

Ed ecco il comunicato sindacale della UILM di Catania sulla mancata partenza dell’M6

I risultati della riunione al Ministero dello Sviluppo Economico di lunedì 19 maggio 2008, confermano la forte preoccupazione per il futuro del site di Catania, che da tempo le organizzazioni sindacali manifestano.

In particolare la realizzazione di M6 è ancora ulteriormente rinviata e dalle parole del dirigente di Numonyx emergono fortissime perplessità sulla reale volontà e sulla capacità finanziaria della nuova società di fare un investimento di queste dimensioni. Ricordiamo che M6 è un investimento che solo in piccola parte crea nuova occupazione a Catania, ma è in gran parte sostitutivo poiché dei milleduecento addetti, che dovrebbero essere impiegati nello stabilimento, molti saranno provenienti dalla ST per la dismissione delle produzioni cosiddette a “sei pollici”, che saranno trasferiti, in un futuro non molto lontano, da Catania in Asia.

Abbiamo già chiesto al Ministero di attivarsi immediatamente per verificare in maniera approfondita la situazione con le due aziende, anche con riferimento al contratto di programma per la realizzazione di M6 ed all’utilizzo dei cospicui finanziamenti pubblici previsti.

Riteniamo però che la Regione Siciliana ed il suo presidente, che ha fatto della difesa degli interessi della Sicilia la sua bandiera, non posso rimanere insensibili di fronte ad una politica che sta portando ad un progressivo declino del site di Catania.

La ST Microelectronics e la Numonyx rappresentano il più grande insediamento industriale della Sicilia ed uno dei più importanti nel meridione. La Regione allora batta un colpo! Chieda conto alla ST ed al governo sulle politiche che intendono attivare per dare tutela all’occupazione ed un futuro produttivo allo stabilimento di Catania.

Il sogno di Etna Valley non può essere rinchiuso nel cassetto. A Catania continuano ad esserci le intelligenze, le professionalità e le opportunità che hanno fatto grande questo sito produttivo.

Gianluca Nicotra

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