«Non capisco come sia possibile ma quando vado a pranzo a mensa anche il riso bianco mi resta sullo stomaco. Il cibo viene spesso riciclato dal giorno prima, se oggi trovi la caprese, domani casualmente trovi la mozzarella in carrozza e così via». A parlare a MeridioNews è uno dei circa tremila operai che ogni giorno si reca a lavoro nello stabilimento della ditta italo-francese St Microelectronics della Zona industriale di Catania. Nella struttura, come in altre realtà simili, una ditta privata gestisce il servizio di ristorazione per i dipendenti, ma da anni qualcosa non va. «La situazione del cibo è veramente penosa, sotto tanti punti di vista. A livello di pulizia, per esempio, si è costretti a fare un’attenta ricerca tra le posate prima di trovarne una decente. Per quanto riguarda la quantità invece spesso capita che nel secondo scaglione i secondi e i contorni siano già finiti dai colleghi del turno precedente». Ma non solo.
A essere messa sotto accusa è anche la qualità degli alimenti proposti nel menù. «Da anni io prendo solo un panino, una fetta di tacchino e un’insalata. Moltissimi ragazzi non vanno a mensa perché le cose sono improponibili e, per questo, sono costretti a portarsi il cibo da casa». Una situazione, quella denunciata, che tende a peggiorare nel corso della giornata fino ad arrivare alla notte quando «il servizio standard non viene garantito e abbiamo la possibilità di scegliere soltanto tra la pizza e un sacchettino con una piccola brioche, una scatoletta di tonno o carne e una mozzarella». «Mi sembra inoltre molto strano – conclude il lavoratore – che non si facciano più le ispezioni a sorpresa che, fino a qualche anno fa, garantivano un minimo di attenzione in più».
«Siamo ormai alla frutta», denunciano le Rappresentanze sindacali unitarie della Uilm che, per questo motivo, hanno deciso di indire, a partire da lunedì, una settimana di astensione dal servizio mensa. «Se a luglio non arriveranno i necessari correttivi, che sollecitiamo ormai da tempo, avvieremo nuove iniziative di protesta perché St Microelectronics possa nuovamente avere un’alimentazione degna di questo nome». «Sono più di 200 le persone che potendo sfruttare la possibilità di andare in pausa esterna – continua il sindacato – da oltre due anni vanno a spese proprie a pranzare altrove, mentre altri sono costretti a portarsi dietro il pranzo a sacco non potendo allontanarsi dallo stabilimento». Ma l’aspetto più grave, stando alle parole delle sigle, consiste nell’assenza di scelta per i lavoratori che soffrono di intolleranze. «Assurdo che la direzione non li tuteli, pretendendo una prestazione decente dalla ditta fornitrice, peraltro regolarmente pagata».
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