SSC, la provocazione degli alumni: «È meglio chiuderla»

Gli ex allievi della Scuola Superiore di Catania dicono no ai cambiamenti del nuovo Statuto e lo fanno con comunicato indirizzato alle istituzioni universitarie e alla stampa che non lascia niente sottinteso: «Chiediamo che si abbia il coraggio di chiudere la struttura. Non possiamo accettare che il buon nome della Scuola venga associato a qualcosa che, nella sua essenza, non serve a formare le eccellenze», scrive l’associazione degli alumni della SSC.

Il nuovo regolamento, approvato il 28 aprile 2011, trasformerebbe la Scuola «nell’ennesima residenza universitaria», giacché con la cancellazione dei termini «merito» e «gratuità» di eccellente rimarrebbe soltanto il nome. Ed è per questo che le possibilità prospettate dall’associazione sono due: «Che l’amministrazione torni sui suoi passi o che venga chiuso tutto».

Quegli stessi studenti a cui era chiesto di sostenere tutti gli esami entro l’anno accademico, di mantenere una media di almeno 27/30, di seguire sette corsi integrativi, di scrivere ben due tesi di laurea e di studiare due lingue straniere, parlano di una meritocrazia «distrutta».

Se la Scuola aveva un senso, dicono loro, era perché l’eccellenza è diversa dalla mediocrità, e quello che sono riusciti a fare della loro vita ne dovrebbe essere una dimostrazione tangibile: «C’è chi ha vinto una borsa Marie Curie, chi ha continuato gli studi ad Harvard, chi lavora per la Nasa, chi per General Motors, chi per Nestlé e chi per la Banca d’Italia. C’è chi è diventato un bravo ricercatore o un rispettabile professionista, e chi ha avuto il coraggio di aprire una propria azienda. E tutti questi ragazzi hanno al massimo trent’anni».

L’ex preside Giacomo Pignataro ha dichiarato a Step1: «È chiaro che quel progetto verrà cambiato nella sostanza da queste innovazioni, il rischio è che non sia sostituito da un altro dello stesso livello». Gli alumni danno questa possibilità per certa e denunciano un «livellamento verso il basso della cultura»: basti pensare a quei «percorsi integrativi» che dovrebbero sostituire i corsi extra e che potrebbero ridursi a «semplici seminari senza alcun esame finale». Far prescindere la Scuola dal merito sarebbe «impensabile, oltre che impossibile».

La palla passa quindi a Senato Accademico e Magnifico Rettore, definiti «signori responsabili dell’Ateneo, del bilancio, dell’adeguamento normativo», affinché assumano una posizione netta: o tutto come prima, o niente.

Luisa Santangelo

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