Spiagge libere su prenotazione e ingressi limitati Sindaci: «Regole inattuabili, le vogliono chiudere?»

Come sarà l’estate 2020 nelle spiagge? Con ombrelloni distanti almeno quattro metri e mezzo. Nessuna attività ludica. Distanziamento sociale non solo sulla sabbia ma anche in acqua. Le postazioni per ogni ombrellone recintate con il nastro. E ancora: per andare a mare bisognerà prenotarsi su un’app o su un sito. Ed essere controllati in ingresso. Queste sono le regole, valide sia per i lidi che per le spiagge libere, contenute nel documento ufficiale pubblicato ieri dall’Inail. Adesso sta al governo nazionale e a quelli regionali partire da queste linee guida per emanare ordinanze e decreti. «Certo – ragiona più di un sindaco – ora che l’Inail si è pronunciata, difficile che le Regioni si prendano la responsabilità di distanziarsi molto da questo documento». Venti pagine che, a detta di tanti primi cittadini siciliani, sono «assolutamente inapplicabili». 

Da Taormina alle isole Eolie, passando per le spiagge bandiera blu di Santa Teresa di Riva e Pozzallo, il coro, dopo aver letto le linee guida, è unanime: «È un protocollo irrealizzabile. Se questa è l’asticella che pongono, forse vogliono chiudere le spiagge libere». Al di là degli stabilimenti balneari (dove non mancano le voci di protesta), sono i sindaci a essere preoccupati e perplessi. D’altronde in Sicilia il 78 per cento delle spiagge sabbiose è di libera fruizione, contro una media nazionale del 42 per cento e punte superiori al 60 per cento in Liguria e Campania. 

Per le spiagge libere il documento prevede distanza minima tra le file degli ombrelloni di cinque  metri, quella tra ombrelloni della stessa fila di quattro metri e mezzo. Lettini, sdraio e sedie devono stare ad almeno due metri dall’ombrellone attiguo. Le distanze interpersonali possono essere derogate per i soli membri del medesimo nucleo familiare o co-abitante. Vietata la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo (aree giochi, feste/eventi).

All’ingresso delle spiagge vanno collocati cartelli in diverse lingue contenenti indicazioni chiare sui comportamenti da tenere. E ancora: «Va preliminarmente mappato e tracciato il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia), ad esempio con nastri (evitando comunque occasione di pericolo)». Così si potrà «individuare il massimo di capienza della spiaggia anche definendo turnazioni orarie e prenotazione degli spazi codificati, anche attraverso utilizzo di app/piattaforme on line». Si dice genericamente che «devono essere assicurate opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni». Chi dovrà controllare? L’Inail invita i Comuni ad affidare la gestione delle spiagge «ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato, soggetti del terzo settore, ecc».

Uno scenario che per i sindaci è a cavallo tra utopia e mancanza di rispetto istituzionale. «Sanno quanto tempo passa per affidare un servizio simile? – si chiede il sindaco di Taormina, Mario Bolognari – E chi è che si mette a gestire una cosa così complessa con un’app? E l’app chi la deve sviluppare? O le prenotazioni le facciamo via email? “Lei può andare a mare dalle 8 alle 10, lei dalle 10 alle 12”. Quanti volontari ci vorrebbero? O questi volontari poi si fanno pagare e allora non è più spiaggia libera? Né è pensabile che i Comuni possano accollarsi spese non previste da nessun bilancio e con il disastro scaturito dell’emergenza. A questo punto la risposta dovrebbe essere: chiudiamo le spiagge libere? Ma come si fa a negare il mare a chi non ha soldi?».

Sotto la responsabilità del sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, ricadono tutte le isole Eolie, esclusa Salina. «Ho più chilometri di spiaggia di una normale provincia – spiega – Non solo queste linee guida sono irrealizzabili, ma non chiariscono di chi sarebbero le responsabilità in caso di contagio. Del titolare del lido? Del sindaco per le spiagge libere? O dei volontari che dovrebbero controllare? Così si spingono gli operatori privati a non aprire. Questo per la nostra economia sarebbe il collasso definitivo e a fine estate dovremmo affrontare problemi di ordine pubblico. Confido che la Regione non recepisca così com’è questo documento».

A Santa Teresa di Riva, per il quarto anno bandiera blu, si lavora per offrire i servizi che l’hanno resa una spiaggia molto amata dai bagnanti. «Spiaggia per i cani, vigilanza, differenziata, passerelle per disabili, docce – fa l’elenco il sindaco e deputato regionale Danilo Lo Giudice – Farò di tutto per garantire gli alti standard a cui siamo abituati. Ma ho 24 accessi al mare, come dovrei controllarli?». Stessa domanda che si pone il collega di Pozzallo, Roberto Ammatuna. «Le nostre spiagge sono immense e il rischio assembramento è ridotto – dice – ma che credibilità hanno le istituzioni se sulla carta stabiliscono regole ferree che poi nessuno può fare rispettare? È facile – conclude – impartire ordini e lasciare i sindaci sul territorio a fronteggiare le persone».

Salvo Catalano

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