«Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conceda la grazia ad Antonino Speziale». Sono le parole messe nero su bianco dall’avvocato Giuseppe Lipera, che difende l’ultrà catanese condannato per la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, durate gli scontri fuori dallo stadio Angelo Massimino nel derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. «Speziale – scrive l’avvocato Lipera nella lettera a Mattarella – è stato erroneamente e ingiustamente condannato nonostante le contrarie risultanze processuali per avere assassinato Raciti. Il giovane all’epoca dei fatti aveva solo 17 anni, incensurato e proveniente da una famiglia di onesti operai, già dopo pochi giorni dall’accaduto venne individuato dalle forze di polizia come possibile colpevole e iscritto nel registro degli indagati».
Nel febbraio 2010 arriva la condanna in primo grado a 14 anni. Nel processo d’Appello beneficia di uno sconto e la pena disposta dai giudici etnei nel 2011 scende a otto anni. Per poi essere confermata in maniera definitiva dalla corte di Cassazione nel novembre 2012. L’avvocato Lipera, nonostante la condanna definitiva, ha chiesto la revisione del processo attraverso una specifica istanza inviata alla corte d’Appello di Messina. Ipotesi che tuttavia si è conclusa con un nulla di fatto nel 2013 con la dichiarata inammissibilità. A questo punto il legale annunciò il ricorso in Cassazione e la volontà di fare uscire il processo dai tribunali siciliani.
«È vero che Speziale era sul posto durante i disordini, – continua il legale nella lettera inviata a Mattarella – partecipò agli assurdi scontri, circostanza che non ha mai negato, ma non ha ucciso nessuno, non è lui l’assassino di Filippo Raciti». Per l’avvocato Lipera il caso Speziale è una «controversa vicenda giudiziaria ed è aberrante, oltre che sconvolgente, come tali aspetti che provano l’assoluta estraneità ai fatti non abbiano avuto alcun peso per i giudici». Nella richiesta di concedere d’ufficio il provvedimento di clemenza individuale della grazia al suo assistito, Lipera ha ribadito che «il ragazzo è stato improvvisamente inghiottito da una cieca voglia collettiva di additare un colpevole al più presto, voglia accentuata dal carattere mediatico della vicenda».
Per l’omicidio dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti è stato condannato definitivamente a undici anni anche un altro ultrà del Catania, Daniele Micale. Dieci anni per omicidio preterintenzionale, stesso reato contestato a Speziale, e un anno per resistenza a pubblico ufficiale.
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