Spesa farmaceutica: già quattro anni fa si prescrivevano anticoncenzionali agli uomini e medicine per la prostata alle donne…

NEL 2009 IL SEGRETARIO DELLA CGIL MEDICI DELLA SICILIA, RENATO COSTA, DENUNCIAVA LA CATTIVA GESTIONE DEI FARMACI. CON I TICKET FATTI PAGARE AI CITTADINI UTILIZZATI, DI FATTO, PER FORAGGIARE I TRUFFATORI

In questi giorni torna di ‘moda’, mettiamola così, la spesa farmaceutica siciliana. Ne abbiamo parlato in occasione del ‘siluramento’ della dirigente del commissariato di Polizia di Nesima, Adriana Muliere, a Catania. Questa vice Questore ha scoperto un traffico di farmaci ed è stata subito messa da parte nel silenzio generale.

Stamattina sulle prescrizioni di farmaci torna il quotidiano la Repubblica con un’inchiesta.

Noi abbiamo trovato un intervento di Renato Costa (nella foto a destra), segretario della Cgil medici della Sicilia, ad un convegno del 2009. Già quattro anni fa molte delle cose che si dicono oggi erano già note. Leggiamo assieme la parte dell’intervento di Renato Costa che riguarda la spesa farmaceutica in Sicilia.

“Ogni volta che si parla di spesa farmaceutica, purtroppo – diceva Costa quattro anni fa – la sanità diventa un problema economico da contenere e da tagliare, dimenticando che, dietro il consumo di farmaci, vi è una popolazione che soffre e che versa in stato di bisogno”.

“Il numero di ricette prescritte agli assistiti della Sicilia è passato dai 35 milioni del 2000 ai 52 milioni del 2006, e considerato che il numero di confezioni erogabili per ogni ricetta non è variato, ci siamo resi conto di un dato che, se vero e reale, sarebbe terribile: lo stato complessivo della nostra salute è peggiorato di oltre il 35% negli ultimi 6 anni. Ma, se per caso non fosse vero, se non fossimo realmente più malati, allora qualcuno dovrebbe essere responsabile oltre che di aver generato ed alimentato la voragine dei debiti della sanità, anche di aver inutilmente e notevolmente inciso sui bilanci familiari dei nostri malati”.

“Negli anni che vanno dal 2000 al 2004 la spesa farmaceutica in Italia è passata da da 10 miliardi di euro a 13,5 miliardi di euro, con un incremento di ben 3,5 miliardi di euro. Ma nello stesso periodo nella sola Sicilia è cresciuta di 500 milioni di euro, cioè un aumento ulteriore rispetto al dato nazionale del 10%”.

“In Sicilia, oltre a recepire i provvedimenti nazionali di contenimento della spesa (prescrivibilità condizionata, riallineamento dei prezzi alle medie europee, utilizzo di farmaci generici) nel 2004 sono stati introdotti due nuovi tickets. Risultato? Negli ultimi tre anni, nonostante ben cinque provvedimenti volti a contenere la spesa farmaceutica, si è verificato un aumento della stessa di circa 107 milioni di euro rispetto al 2001 (anno nel quale, per altro, non si pagavano i tickets)”.

“Tutto questo, pur avendo gli ammalati Siciliani ‘partecipato’ alla spesa sborsando la considerevole cifra di 201 milioni di euro pari a 400 miliardi delle vecchie lire! Tutte le misure politiche precedentemente evidenziate sono state sempre indirizzate a distribuire una parte della spesa ai diversi soggetti interessati al servizio farmaceutico, ma non sono mai intervenute, né avrebbero potuto farlo, sulle cause da cui origina la spesa stessa”.

“Ci siamo trovati come di fronte ad un medico che, invece di curare l’infezione per abbassare la febbre alta, somministra farmaci volti esclusivamente ad abbassare la temperatura con il risultato che, finito l’effetto dell’antipiretico, la febbre ritorna a salire come prima e più di prima”.

“Così nella problematica della spesa farmaceutica si interviene sul sintomo, l’aumento della spesa, cercando di recuperare le risorse per contenerlo entro il limite imposto dai vari bilanci e non facendo nessuna azione di controllo nei confronti di chi genera questa spesa. Compito di intervenire sulla determinazione della spesa è, invece, proprio delle azioni di controllo”.

“Negli ultimi 10 anni, le AUSL siciliane hanno speso circa 100 miliardi di lire per tecnologia, macchinari, attrezzature e servizi destinati al controllo della spesa farmaceutica. Alcune AUSL hanno indetto negli ultimi 5 anni anche 3 gare d’appalto finalizzate alla lettura delle ricette scrivendo e riscrivendo bandi di gara sempre uguali o variandone gli indirizzi senza mai poter ricevere un risultato in linea con le aspettative ed, a volte, non riuscendo neanche ad effettuare valide operazioni di collaudo di quanto acquisito”.

“Altre hanno comprato per più volte i lettori ottici che precedentemente non avevano prodotto gli effetti sperati ed infine hanno provveduto a dismetterli o a cambiare tipologia di controllo. Altre ancora, piuttosto che rischiare di sbagliare, hanno preferito non fare, affidando a consulenti informatici ampi progetti omnicomprensivi di largo respiro”.

“La CGIL ha quindi deciso di affrontare la problematica con metodologia rigorosamente scientifica, ricorrendo alla consulenza di soggetti competenti e accreditati nel settore del monitoraggio e controllo della spesa farmaceutica (che ringraziamo per la costante disponibilità)e attraverso le loro conoscenze e i loro strumenti abbiamo verificato alcuni interessanti dati”.

“E’ infatti bastato procedere all’esame di alcuni dati per ‘scoprire’, ma credo che il termine sia inadatto, fenomeni quantomeno inquietanti. Per esempio, scoprire che circa il 10,8% della spesa farmaceutica complessiva (in Sicilia parliamo di 190 milioni di euro) è da riferire a confezioni di farmaco cosi detto ‘non aperto’, cioè a prescrizioni in eccesso che superano la posologia massima ammissibile per singolo paziente, o che una percentuale di quasi il 3% della spesa si riferisce ad associazioni di farmaci antagonisti, configgenti o addirittura pericolose”.

“O ancora che a causa del mancato uso della ricetta elettronica (compilata al computer) è possibile prescrivere pillole anticoncezionali ad uomini o farmaci per patologie prostatiche alle donne!”.

“O che, a causa degli errori nella scrittura del codice fiscale (con punte impressionanti anche dell’80%) non sia possibile eseguire il controllo paziente/prescrizione. Come può avvenire tutto ciò? Ma il controllo ed il monitoraggio della spesa farmaceutica non è forse tra gli obiettivi strategici assegnati ai Direttori Generali? E quali provvedimenti sono stati presi dall’organo di controllo regionale per quei manager che non hanno neanche provveduto alla raccolta informatica dei dati?”.

“Eppure la storia recente ci consegna esempi illuminanti. Quando nel 2003 la Procura di Caltanissetta annunciò di voler monitorare la spesa nella provincia nissena si è assistito ad un fatto straordinario: immediatamente quella provincia ebbe un crollo della spesa e per tre mesi fu addirittura fra quelle che meno spesero per farmaci in Italia, per poi tornare ai livelli siciliani dopo il periodo di monitoraggio. O come successe a Siracusa durante una indagine qualche anno addietro”.

“Per non parlare delle cosi dette anomalie di distribuzione geografica dei farmaci, cioè confezioni di un dato prodotto a diffusione esclusiva in un Comune e sconosciuto nella restante provincia. O come brillantemente raccontato su Repubblica da Alberto Bonanno di farmaci ad alto costo equamente divisi sul territorio siciliano per ditte di produzione. Credo ce ne sia abbastanza per dimostrare che non è più procrastinabile la decisione di affrontare il tema con tutti gli strumenti necessari di controllo monitoraggio e,ove necessario, anche giudiziari”.

“Se di fronte a queste evidenze chi ha la responsabilità di attuare i meccanismi di controllo – il Governo regionale – decide di non operare e continua a percorrere la strada dei tickets di compartecipazione alla spesa, credo dovrebbe riflettere sul fatto che richiede ai cittadini in realtà una tassa di compartecipazione allo spreco!”.

“Questo è quello che noi definiamo deficit di sistema, cioè a dire quel meccanismo che genera disagi periferici per responsabilità centrali. Quello stesso sistema il cui studio costa alla collettività 500.000 euro che l’assessore La Galla ha destinato alla joint commission americana cui chiede di certificare lo stato di salute del sistema sanitario isolano”.

“Fa specie pensare che per la stessa cifra (un centesimo a ricetta per 52 mln di ricette) Potrebbe monitorare tutti i parametri relativi alla spesa farmaceutica ed eliminarne gli sprechi per oltre 200 milioni di euro, si preferisce invece chiedere il ticket ai cittadine per racimolarne forse 112!”.

“Quindi deficit di sistema, come quando una donna muore con un infarto in un pronto soccorso di una grande città dove ha atteso 5 ore senza mai venire visitata da un medico: è colpa del medico in servizio (che sconosce la presenza della paziente) o di chi avendo responsabilità organizzative e gestionale non ha previsto un adeguato servizio di triage infermieristico?”.

 

Redazione

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