Durante le indagini dell’operazione Dokss era stato più volte intercettato mentre parlava di spaccio di droga e furti. Dialoghi in cui, secondo i magistrati della procura di Catania, emergeva un modo di fare spavaldo. Adesso Francesco Privitera è finito nuovamente in manette, dopo essere stato sorpreso dai carabinieri mentre vendeva marijuana all’interno di un parco giochi comunale di Misterbianco, in via Angelo Musco. Il fare sospetto del malvivente, 25 anni originario della frazione di Piano Tavola, era stato notato da alcuni frequentatori del giardino pubblico. Particolare che ha dato il via agli appostamenti dei militari della squadra Lupi con la collaborazione dei carabinieri della tenenza di Misterbianco.
Sabato sera Privitera è stato notato mentre stazionava all’interno del parco giochi. All’interno del quale avrebbe ricevuto diversi clienti che arrivavano in macchina o a bordo di motocicli provenienti da via Galliano. Dopo avere preso le ordinazioni Privitera, incurante della presenza di numerosi bambini accompagnati dai genitori, si sarebbe spostato all’interno dello stesso parco. Fino a raggiungere un muro dove era stato appositamente fatto un buco per conservare la droga da consegnare agli acquirenti in cambio di denaro.
Sottoposto a perquisizione, Privitera avrebbe tenuto nascosti 200 euro in contanti nelle mutande e 21 dosi di marijuana per un peso complessivo di circa 40 grammi. Nell’abitazione i militari hanno recuperato altri 15 grami di droga e il materiale comunemente usato dagli spacciatori per vendere al dettaglio lo stupefacente. Denaro e droga sono stati sequestrati mentre l’arrestato è stato messo ai domiciliari in attesa del processo per direttissima.
Nell’inchiesta Dokss emerse il presunto coinvolgimento del 25enne in due furti, avvenuti nel 2014, all’interno di altrettante scuole di Misterbianco. Nel mirino l’istituto Leonardo Da Vinci e il comprensivo Pitagora. In entrambi i casi, insieme a un complice, Privitera avrebbe forzato i distributori automatici di bevande per rubare gli spiccioli contenuti all’interno. A non farlo desistere non sarebbe bastato nemmeno l’allarme, scattato dopo l’ingresso negli edifici. Aneddoto ricostruito dagli inquirenti grazie a una microspia. «Io me li guardo i miei interessi, ‘mbare – diceva Privitera al presunto complice – tu perché è suonato l’allarme sei scappato subito e mi hai lasciato dentro».
Nel 2013 il suo nome finisce tra i presunti componenti di un commando che si sarebbe organizzato per rapinare un tabaccaio di via Etnea, nel Comune di Gravina di Catania. L’obiettivo del gruppo sarebbe stato quello di bloccare la vittima con una Fiat Punto rubata e utilizzata come ariete. Il piano però fallisce grazie all’intervento dei carabinieri che simularono un controllo ad alcune vedette, tra cui lo stesso Privitera. Il commerciante verrà rapinato ugualmente qualche mese dopo, in un periodo in cui le indagini era però già chiuse. Motivo per cui non è stato fatta nessuna contestazione nei confronti del 25enne e del suo gruppo.
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