Sostare, penale come sgravio per sisma in Abruzzo Federconsumatori: «Tutta la procedura è illegittima»

Un tributo che per l’Agenzia delle entrate non esiste. Tanto che, per poterlo pagare attraverso il modello F24, il codice da inserire è quello degli sgravi per il terremoto in Abruzzo del 2009. Eppure la lettera, firmata Riscossione Sicilia, arriva dopo non aver pagato il biglietto del parcheggio. È la cartella esattoriale che in questi giorni è stata recapitata a numerosi cittadini che hanno ricevuto una multa da Sostare. Sul parabrezza delle auto vengono trovati due bollettini: la sanzione vera e propria da 25 euro e la penale di dieci euro. Le comunicazioni inviate nelle ultime settimane si riferiscono alla seconda voce di spesa. Il cui costo, dopo l’invio di un primo sollecito di pagamento, lievita fino a 42.75 euro

Il procedimento così frammentato comporta degli ulteriori aggravi di spese per la società partecipata del Comune. L’invio della prima richiesta di pagamento, tramite posta ordinaria, è effettuato dagli avvocati che fanno da consulenti a Sostare. Secondo una stima, sarebbero circa 80mila le lettere inviate lo scorso anno. Scaduti i termini indicati agli utenti, nel caso di mancato pagamento l’incarico passa a Riscossione Sicilia. Ma l’intero impianto della procedura è criticato dalle associazioni che difendono i consumatori

«Non è assolutamente legittima», dichiara categoricamente Daniele Di Grazia, avvocato responsabile della consulta provinciale di Federconsumatori. «Riscossione Sicilia o Equitalia devono limitarsi solo a tributi o crediti come le tasse non pagate o le sanzioni – spiega – Il loro intervento in questa maniera è illegittimo». Nel caso dei dieci euro chiesti da Sostare si tratta infatti di una penale «e non di una multa», sottolinea il presidente di Federconsumatori Catania Salvatore Nicosia. Anche la prima lettera ricevuta può essere contestata. «Si tratta di una nota di costituzione in mora da parte degli avvocati, con posta ordinaria – dice Nicosia – Ma dovrebbe essere notificata almeno con una raccomandata, perché non c’è la certezza del ricevimento né della data di invio».

Cosa fare, dunque, per poter chiedere l’annullamento di quella che Daniele Di Grazia chiama «una follia tutta catanese»? È possibile opporsi facendo ricorso al giudice di pace, «a Catania ci sono diverse sentenze di annullamento», racconta il legale. «Di fatto, però, per l’utente diventa poco economico», sospira Di Grazia. «Per un procedimento del genere ci sono almeno 50 euro di bolli». E conclude: «Diventa una questione di principio, bisognerebbe intervenire politicamente». 

Carmen Valisano

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