Sostare, i dubbi del consiglio comunale Stop approvazione contratto di servizio

Tra il silenzio dei vertici della società Sostare sulla querelle con il Consiglio comunale e il risentimento di Palazzo degli elefanti ci sta la delibera sul nuovo contratto di affidamento degli stalli a pagamento alla partecipata comunale. Le sedute andate a vuoto sull’argomento ormai sono dieci e molti consiglieri sembrano avere perso la volontà politica di approvare la nuova convenzione. Così anche la riunione di ieri sera termina con un nulla di fatto che si definisce di emendamento in emendamento fino a quando, poco prima della mezzanotte, manca il numero minimo dei consiglieri e la trattazione della delibera viene rimandata a data da destinarsi. Un epilogo già annunciato in precedenza quando, all’indomani dell’attacco del presidente Sostare Gilberto Cannavò, i consiglieri comunali avevano dichiarato di pretendere le dimissioni del dirigente. Che non ci sono state così come non c’è stato un confronto ufficiale con l’aula. 

«Anche la giunta ha un certo imbarazzo nell’affrontare la vicenda. Quella sera siamo stati offesi e vilipesi non come persone ma come istituzione», si accalora il vicepresidente vicario del Consiglio Sebastiano Arcidiacono. «Cannavò ha detto che la famosa mail non l’ha inviata lui ma l’avvocato di Sostare (Salvatore Neri, ndr), un collaboratore che comunque non ha allontanato. Io mi chiedo, quindi, chi gestisce effettivamente quest’azienda. Tutti noi dovremmo pretendere chiarezza e non da un punto di vista esclusivamente politico ma per una questione di rispetto», continua Arcidiacono. Che evidenzia quelle che per lui sono le zone d’ombra dell’azienda Sostare: «Trasparenza, consulenze, nomine, interessi e posizionamenti dei dirigenti». 

Dello stesso avviso il componente di Catania futura Agatino Lanzafame, il quale domanda all’amministrazione comunale se è intervenuta per chiarire la vicenda. Perché «si è trattato di un fatto increscioso, corredato da affermazioni vergognose che, secondo Cannavò, non erano sue ma di un soggetto terzo che comunque non aveva alcun titolo per pronunciarle». «L’amministrazione ha fatto delle verifiche?», chiede Lanzafame. Che avanza la proposta di sospendere la seduta. La replica è dell’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando: «Ho inviato una nota alla direzione Partecipate affinché il presidente Cannavò relazioni per iscritto quanto è accaduto ma – continua – una cosa è questo caso, un’altra la delibera in trattazione». 

Il consigliere del Partito democratico Lanfranco Zappalà smorza la diplomazia dell’assessore al ramo e interviene: «Gli insulti sono arrivati mentre eravamo in consiglio e non a mezzo stampa, oggi sarebbe stata gradita la presenza del presidente Cannavò». Dai banchi dell’opposizione Agatino Tringale tuona: «Ma siamo in piazza Verga a processare il dirigente di Sostare o in piazza Duomo per votare la delibera?». Poco dopo, dal suo vicino di banco Manlio Messina di Fratelli d’Italia arriva la proposta che gela l’aula. «Questo contratto è scritto con i piedi e, secondo me, non può portare il nome di Sostare perché il consiglio comunale a oggi non può prendersi questa responsabilità, per via dell’accaduto. Si deve eliminare la dicitura Sostare e lasciare il contratto libero». 

Cassandra Di Giacomo

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