Stefano Sorrentino è di nuovo a Palermo. Non è, tuttavia, una news di mercato. L’ex portiere rosanero ha fatto tappa nel capoluogo siciliano per presentare la sua autobiografia (scritta in collaborazione con il giornalista Marco Dell’Olio) dal titolo «Gli occhi della tigre», espressione che identifica il profilo e lo stile dell’estremo difensore tornato al Chievo l’estate scorsa dopo le tre stagioni e mezza vissute in Sicilia. Il libro, il cui ricavato della vendita sarà devoluto al progetto «Insuperabili – Scuola Calcio Ragazzi Disabili», racconta in undici capitoli (undici come gli elementi che formano una squadra di calcio) la storia di Stefano impreziosita da aneddoti, curiosità e retroscena che riguardano la vita professionale e la sfera privata. Un ampio spazio è dedicato al Palermo, una delle tappe più importanti ed intense della sua carriera. «A Palermo io e la mia famiglia siamo stati molto bene. Ogni volta che torno è sempre un’emozione – ha ammesso il portiere classe ’79 in occasione della presentazione del libro avvenuta in un ristorante cittadino nei pressi dello stadio ‘Barbera’ – e il fatto che chi mi incrocia per strada continui a chiamarmi ‘capitano’ è per me un motivo di soddisfazione».
Numerose le cartoline del suo album rosanero. Inevitabile il ricordo della furiosa lite con il tecnico Ballardini alla vigilia della gara esterna con il Verona nel gennaio 2016: «Con il mister poi ci siamo chiariti e ci siamo anche sentiti recentemente. Sicignano (preparatore dei portieri, ndr) il giorno prima della partita mi disse che Ballardini aveva deciso di non schierarmi perché pensava che io e altri italiani remassimo contro di lui. Il giorno dopo il mister convocò in mezzo al campo me e Colombi (il portiere in seconda, ndr) e mi disse che non avrei giocato perché mi aveva visto nervoso e reduce da prestazioni non particolarmente brillanti. Io, invece, sapevo il vero motivo per cui aveva deciso di non farmi giocare e dissi esplicitamente ciò che pensavo. Tutto chiarito, però. Quando Ballardini tornò a Palermo nel rush finale del campionato chiese scusa per quell’episodio e nelle ultime gare creammo i presupposti per una miracolosa salvezza». Traguardo che la squadra non è riuscita a centrare in questa stagione: «Mi dispiace che sia andata in questo modo, spero che il Palermo torni presto nella categoria che merita»
Da capire con quale proprietario: Zamparini o Baccaglini. «Zamparini è uno che si innamora e disinnamora facilmente delle persone ma, anche se provava a cedermi in ogni sessione di mercato, devo ringraziarlo perché mi ha voluto fortemente e, grazie anche a Iachini, mi ha permesso di indossare la fascia di capitano a Palermo, club di cui sono il portiere con il maggior numero di presenze in A. L’ultima volta che ho sentito Zamparini – prosegue – risale ai giorni che hanno preceduto la sfida in trasferta contro il Frosinone (datata 24 aprile 2016, ndr). Mi chiamò e mi chiese spiegazioni sulla formazione che Ballardini avrebbe schierato la domenica. Il presidente non era convinto delle mosse del tecnico e addirittura voleva licenziarlo mandando in panchina Di Marzio. Mi chiese, inoltre: ‘Perché deve giocare Maresca che va a due all’ora?’ E io risposi: ‘Enzo è un giocatore che, al di là del minutaggio, può essere prezioso con la sua esperienza’. Raccontai tutto a Ballardini il quale, però, già era al corrente delle parole pronunciate dal presidente».
Presidente. Carica che a marzo ha assunto Paul Baccaglini: «L’ho sentito una volta sola quando, al telefono, mi ha fatto gli auguri per il mio compleanno. Dall’esterno, in merito al passaggio di proprietà, è difficile dire come stanno le cose. Fino a quando, però, Zamparini sarà il proprietario è normale che sia lui ad avviare la programmazione in vista della prossima stagione. Un ritorno di Sorrentino a Palermo? Nella vita ‘mai dire mai’ ma solo con un ruolo dirigenziale. Certamente non tornerei più come giocatore. Ho altri due anni di contratto con il Chievo e la mia intenzione è quella di finire la carriera a Verona». Tra i pali, l’immediato futuro del Palermo potrebbe fare rima con Fulignati, portiere classe ’94 al quale il tecnico Bortoluzzi ha dato fiducia nelle ultime partite del campionato da poco concluso: «Può fare molto bene. Sbaglierà come sbagliamo tutti ma l’importante è che giochi con continuità. Non è un bene che ci sia un’alternanza tra i pali. Quello del portiere è un ruolo particolare e troppo delicato».
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