Solo uno su mille ce la fa? Forse un po’ di più Storie di giovani che provano a crearsi un futuro

A Palermo è impossibile fare impresa. Di solito questo epitaffio pessimista sulle possibilità – specie dei giovani – di poter concretizzare le proprie spirazioni equivale alla realtà, tra mancanza di finanziamenti, burocrazia e inevitabili depressioni dopo i primi tentativi a vuoto. Ma sempre più spesso i ragazzi mettono la loro immaginazione e la loro voglia davanti alle difficoltà e provano a farsi strada nel mondo del lavoro a modo loro. C’è chi per farlo deve compiere il giro di mezzo mondo, e chi trova il suo spazio riscoprendo le radici sotto casa. Storie che sono state raccontate durante il recente incontro a Villa Niscemi Un motivo per restare, un motivo per tornare, organizzato nell’ambito del progetto Pa/Working. Un’iniziativa creata dall’assessorato comunale alle Attività Produttive per promuovere i meeting tra giovani, professionisti e responsabili delle istituzioni con la finalità di capire dove va il treno del lavoro e come prenderlo al volo, una sorta di workshop prolungato che nei mesi scorsi ha prodotto diversi incontri per la ecosistema che abbia come obiettivo quello di creare lavoro, utilizzando beni pubblici in cui la creazione di impresa potesse incontrare incubatori e acceleratori di affari>>. Ed allo scopo sono stati impiegati due locali comunali presenti al mercato ittico e a quello ortofrutticolo.

Tra le esperienze più interessanti c’è quella di Cambio taglio, il primo co-working di parruccheria d’Italia, portato avanti dalla cooperativa Astrea e sostenuto dal consorzio Ulisse. «Il consorzio – spiega la vicepresidente Giovanna Di Girolamo – gestisce attività sociali e beni confiscati alla mafia da 7 anni. Abbiamo seguito la vicenda di una parruccheria “tradizionale” che, a seguito di un sequestro di beni, era stata chiusa per un anno e affidata ad un amministratore giudiziario. Abbiamo proposto al tribunale questa idea del co-working, è stata accettata e abbiamo preso in affitto il ramo d’azienda». Così da luglio esiste in pieno centro a Palermo, in via Libertà (nei pressi di piazza Castelnuovo) una parruccheria condivisa, con 3 professionisti del settore che a rotazione affittano una delle 9 poltrone disponibili nel locale per tagli di capelli e trattamenti estetici vari. Un’esperienza possibile grazie all’inserimento di questo particolare tipo di locazione all’interno del regolamento comunale sulle attività consentite, che anche grazie al pressing delle cooperative del consorzio ha reso Palermo una delle prime città italiane a introdurre questa tipologia di lavoro. «Il nostro intento – sottolinea Gaia Canzoneri, presidente della cooperativa Astrea – è portare in centro i parrucchieri delle periferie e dell’hinterland affinché possano allargare il giro della clientela. I professionisti ci danno la loro partita iva e noi facciamo la comunicazione d’inizio attività al Comune. A gennaio avremo altri 3 co-worker, così faremo una rotazione completa durante tutta la settimana».

Per un’iniziativa “made in Palermo”, ce ne è una che grazie ad un figlio di questa città si è sviluppata al Nord Italia per essere poi introdotta sotto Monte Pellegrino. Si tratta di Last minute sotto casa, un sito che fa da “mediatore” tra i commercianti che hanno un esubero di prodotti alimentari e utenti in cerca di prezzi convenienti. Uno dei fondatori è Stefano La Barbera: «Per studio sono stato molto tra Torino, Bologna e l’estero. Durante queste esperienze ho sviluppato insieme ad altri l’idea che ci fosse un’incredibile quantità di cibo che va sprecata e che bisognava segnalare chi avesse qualcosa da cedere, dove fosse e a che prezzo, Così nascono il sito (http://www.lastminutesottocasa.it/) e la app che invia avvisi sulle offerte. Ora stiamo iniziando una collaborazione con la onlus addiospreco.it, grazie alla quale i prodotti che resteranno invenduti saranno segnalati all’associazione che passerà a ritirarli e verranno distribuiti a chi ne ha bisogno. A Palermo siamo attivi da pochi mesi, e finora abbiamo 15 esercizi commerciali aderenti che offrono sconti fino al 70%. Per usufruire del servizio basta che un commerciante o un potenziale cliente si registrino gratuitamente sul sito, e si può subito visualizzare il panorama delle offerte, potendo anche selezionare la tipologia di alimento o la distanza da dove ci si trova».

C’è chi ha sfruttato la multiculturalità del quartiere di Ballarò per impiantare uno spazio dove convivessero no-profit e profit, ovvero Moltivolti. Uno spazio (come lo illustra uno dei fondatori, Claudio Arestivo) di co-working dove associazioni del terzo settore offrono servizi alla comunità, finanziati dall’attigua attività di ristorazione (recensita da siti come tripadvisor) dove una cucina multietnica prova a mettere in comunicazione persone di origini diverse che possono dialogare davanti ad un buon piatto.

Al contrario, i creatori di Ludwig puntano sull’immaterialità, fornendo servizi di traduzione professionale in lingua inglese. «Il nome – osserva Francesco Papa, uno dei tre fondatori di questa start-up – deriva dal filosofo del linguaggio Wittgenstein. Nella nostra lunga esperienza di ricercatori all’estero ci passavamo spesso i reciproci articoli da correggere prima della pubblicazione, e abbiamo verificato la difficoltà di accedere ad espressioni che fossero usate correttamente. Così abbiamo creato un database (http://www.ludwig.guru/#/) con fonti attendibili in inglese, non solo grammaticalmente esatte, ma anche appropriate. Ora siamo online da 3 mesi con la versione beta, e dietro registrazione (tra qualche mese non sarà più necessaria), è possibile accedere a vari strumenti, come il traduttore, il correttore ortografico e diverse frasi usate da madrelingua. Al momento, tra versione free (con pubblicità) e premium (a pagamento, con funzioni aggiuntive) abbiamo circa 500 utenti, specialmente ricercatori, ma puntiamo a sviluppare linguaggi adatti per registri diversi, per esigenze tecniche e anche per necessità più informali. La forza del progetto è il nostro algoritmo, che è utilizzabile con tutte le lingue neolatine e che permetterà di espandere e rendere più accessibile e completo il nostro strumento».

Massimo Gucciardo

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