Girls Geek Dinner/Sicily (@IkiCafè) from Marco Pirrello on Vimeo.
Se ormai da anni «essere geek e nerd non vuol più dire essere sfigati», esserlo in modo «cheap», economico, è una sfida ancora tutta da vincere, soprattutto se si è donne. La prima Girl Geek Dinner siciliana (GGD) ha racolto la sfida e, in una serata tutta al femminile, ha tentato di svelare qualcuno dei segreti delle «speaker», ospiti d’onore dell’evento, tutte donne, che sul web sono ormai delle icone del «Cheap and Geek».
La GGD è stata un successo, preannunciato: prenotazioni aperte dal 27 maggio, evento “sold out” con 60 posti “accaparrati” in un’ora, e una lunghissima lista di attesa per subentrare a eventuali “rinunciatarie”. Appuntamento mercoledì 8 giugno alle 18.30, presentarsi con il tagliandino della prenotazione stampato. I pochi uomini presenti entrano con invito speciale, probabilmente anche per far loro vedere quanto le donne siano più brave nell’organizzare gli eventi. Il tavolino con i badge, il proiettore già montato, il fotografo e videomaker ufficiale dell’evento: tanti dettagli che fanno capire da subito che questa versione al femminile di un barcamp ha esattamente quello che manca agli uomini in eventi simili: lo stile.
Aurelia, Giuliana, Luisa, Perla e Violetta, le organizzatrici tutte siciliane, hanno impiegato un paio di mesi per lanciare l’evento, tra la ricerca di sponsor e la promozione sul web, con articoli e interviste “a tema”. E il luogo che hanno scelto per l’evento, l’Iki Café di via Santa Filomena, è già un ottimo esempio di quello spirito “cheap” ma con stile che caratterizza l’incontro. La tenda è fatta con vecchie cravatte, gli appendini sono cazzuole da muratore inchiodate a tavole di legno, i lampadari secchi capovolti. Il tutto però è bello, come il sorriso delle «fantastiche cinque», come le chiamano affettuosamente le partecipanti, quando annunciano tutte insieme «Benvenute alla prima Girl Geek Dinner siciliana».
Tra tacchi altissimi e vestitini attillati, si comincia subito con il primo dei sei interventi programmati, quello di Daniela Scorza. Daniela ha un fidanzato, Rubens, e una apparentemente semplice aspirazione: sposarsi. Ma un matrimonio costa troppo, come tutti sanno, non meno di 25000€. Ecco qui la genialata “geek”: a nozze con lo sponsor. «Mi occupo di grafica web per professione, e a un certo punto ho avuto un’idea: perché non scambiare la visibilità che poteva offrire “l’evento” matrimonio con un contributo?». Da novembre 2010 lei e il suo fidanzato (ma soprattutto lei) si sono messi all’opera per creare questo evento mediatico online. «L’unico investimento che ho affrontato, è stato l’acquisto del dominio e del tema wordpress ottimizzato per il SEO. Investimento totale 90€, mentre con l’aiuto degli sponsor il matrimonio ci costerà solo 9000€». Un vero “fenomeno” del web, che ha garantito interviste e visibilità anche in tv agli sponsor che hanno scommesso sul lieto evento, che si terrà ad agosto del 2011. Il sito, che ha attulmente 150 visite al giorno in media e un’ottima indicizzazione su google, resterà “aperto” ad altre coppie che vogliono tentare.
«Essere geek e nerd non vuol più dire essere sfigati» è la frase che apre l’intervento di Simona Melani, palermitana arrivata “di corsa” dall’alto lato della Sicilia per parlare della sua esperienza di “style blogger”. Lei è una blogger dal 2004, e negli anni il suo The Wardrobe si è evoluto in un vero e proprio magazine (o “blogzine”, come lo definisce lei), con 1500 visite al giorno. “Be Stylish”, ma a basso costo. Quale è il “centro” di questo guardaroba virtuale? «Si chiama “lookalike”, una sezione nella quale cerchiamo di imitare lo stile di un personaggio del mondo dello spettacolo dando suggerimenti su come spendere poco». Vestirsi come Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” comprando i vestiti da H&M è possibile. Ma per farlo, ci vuole tanto studio «il web ha scardinato un mondo, quello della moda, che era appannaggio solo delle riviste specializzate, ma adesso il problema è la selezione delle fonti». Una moltitudine di “fashion blogger” ha ormai invaso il web infatti, ma ci sono degli strumenti che lei stessa utilizza per decidere cosa è “stylish”. «Molti stilisti, come Gucci, Dolce e Gabbana, Burberry, offrono ormai lo streaming delle sfilate. Inoltre la rivista Vogue ha una parte del sito dedicata alle “tendenze” che vengono dalle sfilate». Ma una volta viste le tendenze, l’unico modo per trovare la combinazione giusta è quella di provare gli abiti. «Prima di spendere centinaia di euro, gli abiti possono essere provati con strumenti come Looklet. Se da bambine giocavate a “Gira la moda” sapete di cosa parlo».
Sulla stessa linea l’intervento delle sorelle Sonia e Valentina Grispo, fondatrici del lifestyle “Spray magazine”. Un’esperienza “cheap”, perché si tratta di un freepress, che si trova un po’ ovunque a Catania e non solo. Come la GGD, anche Spray è completamente al femminile: «abbiamo una redazione composta di sole donne, e molte di loro vengono a contatto con noi attraverso il web, grazie ai nostri blog Beauty and the city e Trend and the city». Una cosa di cui le sorelle Grispo vanno orgogliose è che non “copiano” dal web, ma fa parte del processo redazionale di ogni numero in un rapporto di dare-avere. «Citiamo sempre la fonte e grazie anche alla collaborazione con Spray alcune redattrici oggi scrivono per riviste molto famose».
La pausa è una buona occasione per guardarsi attorno: non ci sono più le “nerd” di una volta. Ragazze poco curate o insicure? Nemmeno l’ombra. Tutte sono perfettamente truccate e con uno stile impeccabile. Forse non si poteva fare altrimenti, dato il tema della GGD, ma a ristabilire un contatto con il vecchio e caro stereotipo del nerd tutto computer e tecnologia ci pensano gli uomini. T-shirt o “camicia fuori dai pantaloni”, qualcuno è vestito allo stesso modo dalla mattina (come chi scrive), e naturalmente quasi nessuno rinuncia alle proprie Nike. Un contrasto che fa risplendere le donne in sala in un esilarante momento nel quale la dotta discussione sulle doti di un “tablet con Android” sovrasta la voce di una delle speaker, Alessandra Lucca, alla ripresa dopo la pausa. In quel momento arriva anche il suonatore di fisarmonica, in un tempismo da gag comica che solo il caso è capace di costruire. Ma non è un male: la GGD fino a quel momento è un po’ “silenziosa”, il locale non è moto grande, ma in ogni caso l’assenza di amplificazione invita tutti a non parlare per ascoltare gli interventi, altrimenti inudibili. Piccola pecca in un’organizzazione pressoché perfetta.
Alla ripresa è quindi Simona Inserra, docente universitaria di biblioteconomia e “artigiana low cost” a riprendere la parola. Parla di ” Antico Valore“, la sua piccola impresa che spazia dal restauro di libri antichi alla vendita di piccoli oggetti dalla forma di minuscoli libri, che crea a mano utilizzando le tecniche del restauro del libro. «Per creare i miei oggetti utilizzo quelli che chiamo “libri cavia”, vecchi volumi acquistati nelle bancarelle e utilizzati per formare i piccoli oggetti che ormai sono la mia attività online». Simona, un po’ per hobby un po’ a causa della crisi nel settore del restauro dei libri antichi, ha da qualche anno aperto il suo shop online, nel quale vende le sue creazioni. «La svolta me l’ha data la comunità di artigiani online che si chiama Etsy, un social network dove si possono trovare delle cose meravigliose». Da Etsy l’inserimento in un grande canale internazionale ha stupito la stessa Simona, che ha «pochi estimatori catanesi, molti di più all’estero». Ha aperto uno shop online, partecipa a molti mercatini periodici online, e recentemente ha creato degli oggetti speciali per una pubblicazione americana, nel quale si selezionano gli oggetti di artigianato da tutto il mondo. «In due ore la casa editrice mi ha mandato il contratto, ha pagato i diritti sulle foto e ha preso indicazioni sul pagamento dei diritti per ogni copia venduta. Cose impensabili in Italia».
Alessandra Lucca, ha una vocina, ed è davvero difficile seguire il suo “speech”, al di là di interruzioni moleste da parte di nerd e suonatori di fisarmonica. Fotografa freelance, webdesigner, grafica, interior designer, illustratrice e “quasi architetto”, è una sorta di “concentrato girl geek”. Parla di “geek to click”, frase che richiama alla fotografia, alla tecniologia e alla famosa canzone “Cheek to cheek”. «Guancia a guancia, perché il mio lavoro ha un contatto fisico con la tecnologia». Per esprimere meglio il concetto parla di un evento da lei organizzato a Lentini, “Mimesi Urbane”. Scorrono le immagini di questa mostra, con fotografie rette da dei manichini nudi, che reggono anche un blocchetto. «Il visitatore era chiamato a dire la sua. Di solito alle mostre di fotografie la gente sta 15 secondi davanti a un’opera e poi va via. Dovendo scrivere qualcosa, comincia invece a riflettere». Un esperimento sociologico oltre che artistico, che sta portando in giro per l’Italia. Come ha fatto a promuoverlo? Naturalmente attreverso il web, con TajTaj Design.
L’ultimo intervento è di Stefania Tringali, che invece ha una voce allenata da centinaia di dirette radiofoniche. Speaker storica di Radio Zammù, Stefania è una geek per antonomasia. Oltre alla voce, pochi sanno che Stefania è stata l’assistente tecnico di chiunque accedesse all’Aula 24. “L’amico che aggiusta i computer”, solo in versione “girl geek”. Se gli scalcagnati pc con cui Zammù andava in onda funzionavano perfettamente fino al momento della chiusura, il merito è soprattutto suo. E un po’ anche di Ubuntu. Il suo è l’intervento più divertente, quello più vicino allo spirito “geek” nel senso classico di “smenettone”. «Potete comprare un ottimo computer a 1000 €, un buon computer a 500€, o anche un Mac top di gamma spendendo più di 2000€. Ma se vi assemblate tutto da sole potete avere lo stesso spendendo 450€. Guardate ad esempio il mio case moddato, che ho colorato con la bandiera norvegese». E se dentro ci si mette anche il software libero, come il sistema operativo Ubuntu, la suite di software per l’ufficio “Openoffice.org”, il programma di ritocco fotografico Gimp e molti altri, il costo si limita praticamente al solo hardware. Ma non tutto il software libero è «libero allo stesso modo», spiega Stefania, facendo la distinzione tra “freeware”, “shareware”, “open source”, “free software”. «Forse vi divertite a farvi formattare periodicamente il pc dai fidanzati o dal tecnico del computer… Per carità, devono lavorare anche loro», dice Stefania scatenando l’ilarità generale. Da notare che l’intervento di Stefania è stato bloccato per un paio di minuti da problemi al proiettore. Un baldanzoso uomo si era proposto per l’arduo compito riparatore, ma Stefania ha risolto in pochissimi secondi…
Ultimo atto della GGD, la consegna dei “doni” gentilmente offerti dagli sponsor: Zalando, Ibridi, N@vPoint, Indigena, Wide, Goolp – Delivering gifts. In palio per le 60 intervenute degli oggetti da “urlo”: un hosting completo, uno sconto sugli acquisti da 75€, e tre “scalda tazza usb”. A estrarre i nomi a sorte è un uomo, «quello del tablet», valletto improvvisato e iperimpacciato. Poco importa che molte ragazze in sala alla fine abbiano ammesso di non sapere perfettamente cosa sia un “hosting completo”, molte altre sono state pronte a spiegare come ottimizzare la cache di wordpress per non sovraccaricare il server.
[Video realizzato da Marco Pirrello]
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