Smaltimento illecito di rifiuti nel Calatino Frode, truffa ed estorsione. In 15 a giudizio

In teoria dovevano esserci solo rifiuti differenziati. In pratica non sempre era così. Per l’inchiesta sugli illeciti nella gestione e nel trattamento dei rifiuti in 14 Comuni del Calatino, il gup Loredana Pezzino ha rinviato a giudizio Angelo Agnello, il responsabile regionale della società Aimeri Alfio Agrifoglio, Salvatore Albachiara, Giuseppe Bufalino, Giovanni Cassarino, Vincenzo Ciffo, Ennio Giovanni Cristaudo, il gestore della discarica di Mirabella Imbaccari Adriano Di Francisca, il presidente del consiglio di amministrazione della Kalat ambiente Vito Digeronimo, Filippo Fabrizio Gentile, il responsabile dell’area tecnica e servizi Salvatore Ilardi, Salvatore Maria Mangiaratti, il responsabile controllo flussi Enzo Demetrio Ruggeri, il responsabile tecnico dei cantieri Agesp Salvatore Straquadanio e il responsabile impianto Kalat Nicolò Vitale. A essere chiamate in causa sono anche le ditte Agesp e Aimeri cioè le imprese affidatarie dei servizi di raccolta e smaltimento. I reati che vegono contestati a vario titolo sono di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata, abuso d’ufficio, gestione illecita di rifiuti ed estorsione.

Lo scorso 21 febbraio, a conclusione di una lunga requisitoria, il pubblico ministero Raffaella Agata Vinciguerra aveva chiesto il rinvio a giudizio per i 15 imputati ribadendo tutti i motivi d’accusa sostenuti da intercettazioni e indagini dei carabinieri di Palagonia. Secondo gli inquirenti, infatti, per trarre un ingiusto profitto e in violazione degli accordi contrattuali, venivano applicate delle modalità di lavorazione illecite sui rifiuti differenziati, con un uso difforme degli impianti di compostaggio, il ricorso a siti per lo stoccaggio della spazzatura di varia natura e allo smaltimento abusivo di ingenti quantità. Sarebbe stata falsificata pure la documentazione che attestava il compost. Dalle indagini è emerso che sarebbero state effettuate «sistematiche e continue operazioni di smaltimento illecito e fittizie operazioni di recupero di rifiuto, attraverso conferimenti illeciti presso l’impianto di compostaggio nella disponibilità di Kalat di rifiuti diversi da quelli che potevano essere conferiti». Rilevate anche «carenze tecniche e gestionali». Nell’impianto di Grammichele, secondo quanto risulta agli atti, entravano «rifiuti di varia natura merceologica che venivano artatamente e fraudolentemente presentati come rifiuto organico». Diverse violazioni sono state riscontrate nella discarica di Mirabella Imbaccari e negli impianti di Scordia e Militello. Alcuni dipendenti sarebbero stati minacciati di licenziamento se non avessero eseguito le direttive anche per i rifiuti provenienti dalle tumulazioni.

Per gli avvocati difensori le carenze strutturali emerse nel tempo sarebbero state superate così come dimostrato dalle certificazioni rilasciate che indicavano puntualmente le procedure da seguire. Le contestazioni che venivano fatte alle imprese rientravano nella normale gestione e sarebbero state collegate a criticità fisiologiche derivanti dalle modifiche dei servizi richiesti ad esempio, nella pulizia delle strade. I controlli, poi, sarebbero avvenuti con personale interno ai Comuni in seguito alle segnalazioni ricevute; il tutto veniva relazionato. Lamentati, invece, ritardi nei pagamenti nonostante le ottimizzazioni dei servizi.

Nel procedimento sono assenti i Comuni interessati; la Provincia di Catania, invece, è stata ammessa come parte civile con l’avvocata Immacolata Bellomo che ha contestato l’inosservanza delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni disattendendo, in questo modo, le finalità pubbliche previste dal servizio integrato dei rifiuti.

La prima udienza del processo si svolgerà il 10 novembre al tribunale di Caltagirone.

Umberto Triolo

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