Smaltimento armi chimiche: si scoprono alti rischi. La BBC: i gas rimarranno a Gioia Tauro per venti giorni

di Gabriele Bonafede

Si va scoprendo uno scenario alquanto pericoloso riguardo allo smaltimento delle armi chimiche provenienti dalla Siria e dirette al porto di Gioia Tauro in Calabria a poche decine di miglia dall’area di Messina in Sicilia. Le novità non sono per niente confortanti, nonostante le generali assicurazioni del governo italiano, la diffusione di maggiori informazioni da Palazzo Chigi e la convocazione, finalmente, dei Sindaci interessati per informarli sui dettagli operativi.

Il quadro, già allarmante, ci sembra peggiorato.

Innanzitutto sui tempi. In un servizio firmato BBC (che pubblichiamo), ancora pochissimo conosciuto e visualizzato da solo due utenti fino a stamattina, si evince (al minuto 1.36) che ci vorranno dieci giorni perché la Cape Ray attraversi l’Atlantico e altri dieci per raggiungere il punto di trasbordo, e cioè l’area di Gioia Tauro. La nave fino a due giorni fa non aveva ancora ricevuto l’ordine di partire, come si vede nel servizio dell’autorevole organo d’informazione inglese. Se ne deduce che dall’attracco a Gioia Tauro del cargo danese, atteso per queste ore, all’arrivo della Cape Ray passeranno circa venti giorni. Si tratta dunque di quasi tre settimane in cui almeno 560 tonnellate di orribili gas vescicanti e del famigerato gas sarin rimarranno in una nave attraccata nel porto calabrese in periodo invernale.

Ci sono poi le quantità. Non si tratta di 560 tonnellate ma molte di più: la BBC parla di 700 tonnellate. E questo sarebbe solo il primo di almeno due smaltimenti che, a quanto pare, si svolgerebbero tutti in Italia, almeno per il trasbordo, e nelle acque internazionali del Mediterraneo, per il trattamento chimico.

Ecco il video della BBC:

http://youtu.be/LLhcyBcdwp4

Ancora più allarmanti sono le notizie pubblicate un paio di giorni fa su Tiscali in questo articolo di Marco Mostallino: http://notizie.tiscali.it/articoli/esteri/14/01/14/armi_chimiche_siriane.html. Si parla di trasbordo pericoloso, operazione da allarme rosso, di una quantità che va da 700 a 1300 tonnellate, e soprattutto  di una nave, la Cape Ray, che è vecchia di quasi quarant’anni e non ha il doppio scafo, con il rischio di disperdere in mare tonnellate di veleni (principalmente iprite e gas sarin) in caso di falla. Inoltre, l’articolo informa sull’impossibilità a eseguire il lavoro con il mare agitato.

Per vedere quali sono le caratteristiche generali della Cape Ray, consigliamo di visitare il sito tedesco “Navysite” http://navysite.de/akr/akr9679.htm (in inglese). È una nave (nella foto), costruita dalla giapponese Kawasaki, di quasi 200 metri di lunghezza per 32 di larghezza, con una stazza di 35350 tonnellate e un pescaggio di 9,75 metri (altri riportano oltre 10 metri). Dovrebbe ormeggiare in una banchina di Gioia Tauro lunga 3.145 metri e con un pescaggio medio di 15,5 metri.

Il Sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore: “È gravissimo, forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia. E’ la solita scelta calata dall’alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l’altro, qui non c’è un ospedale attrezzato”

In una nota pubblicata da vari organi di informazione trai quali Adnkronos, palazzo Chigi spiega che “Il carico da trasbordare da nave e nave senza sbarco a terra e senza stoccaggio è costituito da circa 60 contenitori da 20 piedi contenenti merci pericolose appartenenti alla classe 6.1 (materie tossiche), classificazione in base al codice internazionale relativo al trasporto di merci pericolose adottato dall’Organizzazione marittima internazionale. Si tratta quindi di materiale appartenente alla medesima classe 6.1 di materia tossiche trattate in via ordinaria nel porto di Gioia Tauro”.

Inutile dire che il trasbordo è comunque molto pericoloso aldilà della classificazione perché le conseguenze di un incidente con dispersione di una siffatta quantità e concentrazione di iprite e sarin sono tali da non volerle nemmeno immaginare.  

Inoltre, Palazzo Chigi nella stessa nota, confida sul volume di movimenti annuali di sostanze della stessa classe di pericolosità. Sarebbero circa 29.000 quelle movimentate a Gioia Tauro nel 2013. Attenzione, il “trucco” (o l’errore di valutazione) c’è ed anche doppio. Innanzitutto circa 29.000 tonnellate in un anno rappresentano una media di circa 80 tonnellate al giorno. E qui si parla di almeno 560 tonnellate: in quanti giorni verranno smaltite? Sicuramente non si tratta di una situazione “ordinaria” come affermato da Palazzo Chigi.  Su alcuni quotidiani si è affermato che l’operazione di trasbordo a Gioia Tauro durerà 24-48 ore.

È evidente che i tempi stimati non convincono del tutto rispetto alle quantità e il grado di pericolosità (e dunque di lentezza o “velocità”) dell’operazione.

Foto tratta da www.formiche.net

Inoltre, cosa ancora più rilevante, delle 29.000 tonnellate di liquidi altrettanto pericolosi, quelle trasbordate da nave a nave a Gioia Tauro sono state solo 817 per l’intero 2013 (dai dati diffusi dallo stesso Palazzo Chigi). Il porto di Gioia Tauro si troverebbe dunque in una situazione di pericolosità eccezionale per un certo periodo, visto che questo imminente carico di veleni e gas equivale all’intero movimento di un anno considerando insieme tipo di movimento, classe di pericolosità e condizioni operative.

In sostanza, sembra che in due giorni Gioia Tauro debba smaltire un carico di sostanze pericolose che di solito smaltisce (da nave a nave) in un anno intero o quasi. Possibile? Mantenendo sufficienti e “ordinari” standard di sicurezza? Non lo sappiamo, ma il dubbio rimane. Se non altro, c’è una straordinaria concentrazione di lavoro dello stesso grado di pericolosità che dovrebbe indurre a prendere misure di sicurezza eccezionali, accoppiato a una straordinaria concentrazione di grandi volumi di gas micidiali.

Effetti dell’iprite su un soldato della prima guerra mondiale

Va detto che le nostre deduzioni e considerazioni non sono quelle, sicuramente più affidabili, di un ingegnere specializzato nel settore.  Le pubblichiamo perché si faccia luce sul caso in maniera più dettagliata, visto che quantità, volumi di movimenti annuali, tempi e ordini di pericolosità non ci sembrano al momento del tutto convincenti e andrebbero maggiormente spiegati insieme a ciò che comporta, soprattutto per la popolazione dell’area, un’eventuale situazione di straordinarietà ed emergenza.

 

Gabriele Bonafede

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