Sit-in dei precari Asp, monta la protesta I lavoratori chiedono di essere stabilizzati

Tornano nuovamente in piazza i lavoratori precari Asp. Stamane una cinquantina di loro ha protestato con un sit-in davanti gli uffici della direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale, in via Giacomo Cusmano, reclamando il rispetto dei patti assunti con i sindacati. Con un contratto a tempo determinato di 36 ore che scadrà il 31 dicembre 2016 chiedono, infatti, la stabilizzazione promessa da tempo dall’assessorato, in base all’accordo siglato con tutte le parti sociali, ma mai effettivamente concessa. Per questo motivo i precari guidati dalla Fials – Confisal, la Federazione italiana autonomie locali e sanità, hanno deciso lo stato di agitazione e l’autoconvocazione negli uffici della direzione generale.

«Chiediamo il rispetto degli accordi sottoscritti ormai divenuti carta straccia – dicono i sindacati che nel corso della mattina hanno incontrato il direttore sanitario Giuseppe Noto – e l’attuazione dei passaggi necessari per la fuoriuscita dal bacino del precariato del personale contrattista da oltre 25 anni. Un percorso nell’ambito di una programmazione regionale pluriennale che permetta ai lavoratori di essere stabilizzati, attraverso iter formativi che ne permettano l’utilizzo nel settore tecnico, sanitario e amministrativo delle aziende». Il riferimento è ai corsi di riqualificazione Oss (operatore socio-sanitario), un primo passo verso la stabilizzazione dei circa 700 lavoratori.

«Gli uffici – proseguono – hanno impiegato ben 17 mesi solo per pubblicare l’atto deliberativo di istituzione dei corsi, salvo sospendere tutto appena 13 giorni fa, senza fornire alcuna motivazione valida. Dopo due anni rivendichiamo il diritto di tutti i lavoratori di seguire i corsi di aggiornamento. L’amministrazione Asp – aggiungono – trovi il coraggio per stabilizzare il personale che di fatto svolge un ruolo essenziale in azienda e senza il quale non sarebbe possibile garantire il corretto funzionamento degli uffici». «Il timore concreto – rivela un lavoratore che preferisce rimanere anonimo – è che al termine del contratto rimarremo tutti in mezzo a una strada. Da tempo ormai promettono di stabilizzarci ma trovano sempre una scusa per non completare il processo. Siamo all’incirca 700 – conclude – ci auguriamo che dopo tanti anni si consegni finalmente un po’ di serenità ai lavoratori e alle loro famiglie». 

Antonio Mercurio

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