«Io non ho scheletri nell’armadio e non intendo indietreggiare di un passo dando spazio a chi vuole infangare tutto il lavoro di denuncia che ho fatto negli anni per strumentalizzare le vicende a favore proprio e dell’intera amministrazione». A parlare a MeridioNews è la consigliera comunale Simona Princiotta, una delle protagoniste della politica siracusana tirata in ballo, come avevamo anticipato, dal sindaco Giancarlo Garozzo durante la conferenza stampa di questa mattina in cui ha ricostruito la propria versione dei fatti legati al cosiddetto sistema Siracusa. «In questo momento – dichiara Princiotta – non so dove sia la verità, ma non voglio passare come l’inutile idiota strumentalizzata da altri, anche se potrebbe farmi comodo fingermi l’Alice nel paese delle meraviglie di Siracusa. Una cosa è certa – aggiunge – sono cosciente e lo ero anche quando ho messo la firma e la faccia nel denunciare quella che per me era una rete malata e corrotta fra avvocati, politici, magistrati e giornalisti, sulla quale ho raccolto e consegnato alle procure 37 pagine di esposto con documentazione allegata. Sono ancora convinta che è esistita e che esiste ancora».
Non rinnega il rapporto con il legale Giuseppe Calafiore, ma in merito alla ricostruzione degli inquirenti, che ha portato agli arresti dello scorso martedì, Princiotta è cauta. «Qualcosa non mi quadra. Perché, se è vero che c’è stata l’associazione a delinquere che ipotizzano, allora vuol dire che ne esistono due parallele che meritano lo stesso tipo di indagini. Ho paura – aggiunge – che sia solo una guerra di potere ad altissimi livelli in cui, in questo momento, la banda che è più forte ha segnato un punto. Ma la palla è di nuovo al centro e io spero che lo stesso tipo di intercettazioni siano state fatte anche nelle stanze dei magistrati Davide Lucignani, Antonio Nicastro e Andrea Palmieri».
La consigliera, che non intende rispondere nel merito a quanto detto dal primo cittadino siracusano, sta preparando una lettera aperta da inviare a varie procure. Intanto anche il parlamentare uscente Pippo Zappulla sta lavorando a un intervento organico con dichiarazioni articolate per entrare nel merito della vicenda dell’interrogazione parlamentare a cui si fa riferimento nell’ordinanza. «Tutte le mie interpellanze sono pubbliche – dichiara Zappulla a MeridioNews -. In quella interrogazione ponevo semplicemente due questioni: una legata alla conferenza stampa della consigliera Princiotta sul presunto complotto da lei denunciato che sarebbe stato messo in atto per denigrarla e impedirle di fare attività politica. L’altra questione riguardava l’attacco nei confronti del procuratore capo di Siracusa Francesco Paolo Giordano che qualcuno stava tentando di delegittimare».
Zappulla rifiuta qualsiasi tipo di collegamento fra la propria interrogazione e quella di cui parla l’avvocato Calafiore, intercettato mentre discute con il pm Longo. «La tempistica la dice lunga – sostiene Zappulla -. La discussione di Calafiore risale a due mesi prima rispetto alla mia interpellanza, ma soprattutto è il contenuto a non essere per nulla corrispondente. Anzi, non ha proprio nulla a che vedere con gli argomenti di cui i due parlavano nelle stanze della procura». L’esponente di Liberi e Uguali conclude, infine, affermando di avere incontrato Calafiore solo tre volte in cinque anni e di non aver mai parlato con lui di interrogazioni parlamentari.
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