Un nuovo arresto all’interno dell’operazione Bloody Money, l’indagine con la quale gli uomini della guardia di finanza di Catania hanno messo in luce un sistema che, attraverso personale sanitario dei principali ospedali pubblici del capoluogo etneo, alimentava le casse di due società private specalizzate nella somministrazione della dialisi. Questa volta scattano agli arresti domiciliari finisce Gaetano Romeo, dirigente medico del reparto di Nefrologia e Dialisi del Vittorio Emanuele.
Un primo procedimento, nei mesi scorsi, ha già fatto scaturire diverse misure restrittive, confermate dal tribunale del Riesame di Catania, nei confronti di tre imprenditori, due dirigenti medici e un infermiere. E il commissariamento giudiziale di due società private. Gli investigatori e la magistratura inquirente hanno potuto appurare come i sanitari, approfittando del rapporto diretto instaurato con persone affette da patologie nefrologiche e bisognose di terapia dialitica, orientavamo verso l’ azienda Le Ciminiere s.r.l. e, nel caso del dottor Romeo, nei confronti del centro Delta s.r.l. In entrambe le realtà private gli inquirenti hanno appurato i diretti interessi economici del professionista che, nel caso del primo aveva acquisito in modo occulto una quota sociale mentre, nel secondo, era coinvolto tramite le quote di cui era intestataria la moglie.
Le attività, scrive la procura in un comunicato, hanno messo in luce un «sistema consolidato all’interno del quale i medici già coinvolti nell’indagine rispondevano ad una logica di “equa” ripartizione dei pazienti presso le diverse cliniche private in cui vantano interessi economici» secondo un «accordo pianificato che – continua la nota – li metteva al riparo da reciproche iniziative di denunce, rendendo il sistema criminale difficilmente accessibile».
Ma le persone e le strutture coinvolte potrebbero essere anche altre. La magistratura non si esclude infatti ulteriori sviluppi, visto che il Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata delle fiamme gialle è stato incaricato per svolgetere ulteriori accertamenti. Secondo quanto appurato potrebbero esserci altri metodi attraverso i quali i privati riuscivano a trarre vantaggio dall’azione dei medici. Non solo, dunque, tramite il riconoscimento di quote societarie ma anche mediante l’elargizione di somme di denaro collegate all’arrivo di ogni singolo paziente.
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