«Chi dei funzionari ha sbagliato è giusto che paghi, ma le responsabilità devono essere accertate». È stato l’assessore Pierpaolo Coppa ad aprire l’incontro con i giornalisti organizzato per questa mattina dal sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, per chiarire l’atteggiamento che l’amministrazione comunale intende assumere in merito alla vicenda della cooperativa Stes per cui sono stati indagati dieci funzionari comunali.
«L’amministrazione attuale – precisa Coppa, che è anche avvocato – non è minimamente coinvolta in nessuna delle ipotesi su cui la magistratura sta facendo chiarezza perché i fatti si fermano agli inizi dell’estate del 2013 e il sindaco Garozzo è stato eletto a luglio». La scorsa settimana l’onorevole Pippo Zappulla, ascoltato in commissione regionale antimafia, aveva accusato l’amministrazione comunale di aver «spostato l’asticella di legalità all’interno del palazzo di città». Così, nella seconda parte della conferenza stampa, il primo cittadino ha ricapitolato l’intera vicenda del caso Siracusa per «mettere ordine in un quadro che per molti è nebuloso e confuso, visto il disordine che l’onorevole Zappulla e la consigliera Simona Princiotta stanno creando, massacrando mediaticamente l’amministrazione solo per il fine politico di farla cadere e azzerarla».
Garozzo ha iniziato da quel 13 settembre, giorno in cui – durante la direzione provinciale del Pd, di fronte a una parte del partito che aveva presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti – il sindaco ha affermato che «qualcuno avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di aver portato nel partito persone legate alla malavita organizzata». «Non avevo inventato nulla – ha spiegato il sindaco –, anzi mi riferivo a dichiarazioni che erano emerse dalla stampa sul collaboratore di giustizia Rosario Piccione che chiedeva di essere sentito per riferire che la Princiotta, con la quale aveva una relazione sentimentale, aveva ospitato nella sua abitazione la latitanza di Alfredo Franzò».
Appena una settimana dopo la direzione provinciale del Pd, Zappulla e Princiotta, con il presidente della cooperativa Stes, Francesco Abruzzo, tengono una conferenza stampa, «come se – attacca il primo cittadino – dovessero punirmi per il semplice fatto che esisto». È il 22 settembre quando il primo cittadino aretuseo viene convocato in commissione antimafia regionale e «Princiotta sa certamente che riferirò notizie su di lei tanto da essere già in fermento su Facebook e sulla stampa – continua Garozzo– per preparare il suo attacco e la sua difesa, consapevole del suo punto debole». Anche lei chiede di essere ascoltata dalla commissione presieduta da Nello Musumeci, con il suo avvocato Giuseppe Calafiore «che, guarda caso – ha affermato Garozzo – è colui che aveva avviato il processo Open Land contro il Comune».
Il caso Siracusa, intanto, diventa di interesse nazionale e il sindaco viene convocato, il 19 ottobre, in commissione parlamentare antimafia. «Riferisco tutto quanto è in mia conoscenza – riferisce Garozzo -, ma Princiotta e il suo difensore non sono ancora soddisfatti e il 27 ottobre chiamano Le Iene che mi fermano sotto casa e mi fanno vedere una trascrizione di Maurizio Vasile (condannato in appello a 13 anni per droga ed estorsioni ndr). Vasile – continua il sindaco – apprendo poi dalla stampa, avrebbe telefonato a Rosario Piccione chiedendogli di non parlare più di Princiotta e apprendo anche che Piccione gli disse che io lo avrei contattato tramite pec. Nulla di tutto questo corrisponde a realtà: io non conosco Rosario Piccione né Maurizio Vasile e non ho mai avuto rapporti con nessuno di loro con nessun mezzo. Apprendo sempre dalla stampa – conclude il sindaco – che, durante i suoi domiciliari, Vasile si è recato sotto la segreteria di Zappulla e che Princiotta e Vasile si sarebbero messi d’accordo per incontrarsi utilizzando la chat di Telegram».
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