Finisce sotto sequestro uno dei palazzi storici di Siracusa, per anni sede del liceo Classico Tommaso Gargallo. «Già tempo fa, avevamo capito che il Gargallo era diventato come la Salerno-Reggio Calabria – racconta a Meridionews Fabio Granata, presidente del circolo di Archeclub di Siracusa e primo firmatario dell’esposto in Procura che ha portato al sequestro preventivo dell’edificio monumentale nell’isola di Ortigia – perché avevamo avuto il dubbio che i lavori non andassero in nessuna direzione e che dietro non ci fosse l’idea della restituzione dell’immobile al bene comune».
Il dubbio si fa concreto nel 2014, quando il Fai organizza un’iniziativa di apertura alle visite del monumento e «in quella occasione – spiega Granata, che all’epoca era anche parlamentare – ci siamo resi conto dello stato di distruzione dell’edificio, dovuta a lavori fatti senza alcun criterio: tramezzi messi a caso, bagni costruiti dove non era necessario, pavimenti antichi divelti e mattonelle andate perdute, il tutto all’interno di un appalto che nasceva come “manutenzione straordinaria e sostituzione degli impianti elettrici”. È stato a quel punto che abbiamo deciso di riassumere la storia in un esposto e presentarlo al nucleo di Tutela Archeologica dell’arma dei carabinieri».
Sulla vicenda del palazzo storico, sequestrato ieri dopo i sopralluoghi che hanno rilevato consistenti danni alla struttura che lo rendono un pericolo per l’incolumità pubblica, le responsabilità rimbalzano fra ex provincia regionale, che ha la competenza sugli istituti scolastici, e il Comune che è proprietario dell’immobile sottoposto alla tutela monumentale della sovrintendenza. «Adesso – dice speranzoso Granata – siamo in una fase delicatissima per l’accertamento delle responsabilità ed essendo sequestrato bisogna che gli enti preposti, cioè il Comune e l’autorità scolastica, rivendichino la volontà di una ristrutturazione vera, poi della destinazione del palazzo si può anche discutere dopo».
Convinto della necessità che l’edificio torni a ospitare il liceo classico è, invece, l’avvocato Massimo Milazzo che due anni fa fu anche promotore di un’iniziativa di sensibilizzazione su questo argomento. «Io credo che gli edifici vivono e si mantengono in buone condizioni solo quando dentro ci sono le persone, è quando si chiudono che cominciano anche le crepe. E queste crepe – lamenta da ex gargallino – sono una ferita vergognosa nel cuore della città». Addolorato dallo stato di grave deterioramento e abbandono dell’immobile è anche Federico Gargallo, storico siracusano e nipote di quel Tommaso Gargallo a cui si deve la fondazione, nel 1865, del liceo classico a Siracusa che ancora oggi porta il suo nome, nonostante non sia più ospitato nei locali di quel palazzo. «Il liceo classico di Siracusa – dice con orgoglio Federico Gargallo – è stato, per oltre cento anni, uno dei primi licei classici d’Europa e lì hanno studiato e insegnato rappresentanti della grande intellighenzia italiana. Chiudendo il palazzo storico del Gargallo si fa un danno di carattere sociologico, morale, storico e anche economico alla città di Siracusa. È come dire: io ho un gioiello, ma siccome voglio fare un dispettuccio, lo prendo e lo butto via. Lasciarlo cadere a pezzi – prosegue – è una follia assoluta che mi provoca molto dolore, non solo perché io porto questo cognome, ma proprio come siracusano lo trovo aberrante e stupido».
Gli ultimi studenti a frequentare il liceo classico in quell’istituto sono stati quelli entrati nell’anno scolastico 2004/2005. «Da quando siamo stati trasferiti in via Sant’Orsola – ricorda Lucia Moschella, allora rappresentante d’istituto – ci hanno sempre detto che il liceo sarebbe tornato nella sede storica anche per rispettare il testamento di Tommaso Gargallo». Negli anni successivi una rappresentanza di studenti è tornata in visita nello storico palazzo per prendere atto dello stato di avanzamento dei lavori e «ci stupimmo – racconta Lucia – di ritrovare la struttura dell’edificio modificata. Il punto è, comunque, che gli studenti entrati dopo di noi al liceo classico Tommaso Gargallo, non avranno mai il ricordo della magia di quell’edificio. Ricordo la targa all’ingresso “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” e, per una triste ironia – conclude – la politica locale non si è curata di quel grande insegnamento dantesco e ha lasciato nel degrado quel palazzo che è stato una casa per molti di noi e anche per molti di loro».
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