Contarsi per contare. Acquisire consapevolezza di essere una community che può dire la sua sulla vita di Siracusa, soprattutto sui temi della mobilità. Nel capoluogo aretuseo da venerdì scatta il censimento dei ciclisti su Facebook. «Una provocazione, ma soprattutto un modo per riuscire ad avere dei dati, presentarci alle amministrazioni e rispondere a chi dice che questa non è una città adatta alle due ruote». Parola di Chiara Pota, milanese trasferita ad Ortigia per aprire, insieme al suo compagno, il ciclobar Movimentocentrale, unico nel suo genere. Sono loro, insieme all’associazione Aretusa Bike, ad aver lanciato l’idea. «Le auto hanno le targhe, le bici no, quindi l’unico modo è autodenunciarsi», spiega. Chi lo farà verrà fotografato e lo scatto pubblicato sulla pagine social con l’hashtag #iomimuovoinbici. «Vorremmo che le persone ci mettessero la faccia, perché di cose da fare a Siracusa ce ne sono tante».
Chiara e Alfonso da alcuni mesi declinano il verbo della mobilità sostenibile nel loro ciclobar, offrendo, oltre alla classica ristorazione, una ciclofficina gratuita, noleggio e custodia notturna della bici, itinerari turistici su due ruote. Sulla scia di quanto avviene a Catania con critical mass, ogni giovedì sera organizzano passeggiate in città a cui partecipano circa venti, trenta persone. «Un successo per Siracusa», sottolinea Chiara. L’associazione Aretusa bike è associata alla Fiab, la federazione italiana amici della bicicletta. Il suo presidente Gianni Gallaro gestisce una ciclofficina popolare che prima era stata del padre. Qui chiunque può imparare a riparare da solo la propria compagna a due ruote.
Gli operatori nel campo del cicloturismo a Siracusa chiedono interventi precisi. «La città è solo una tappa per chi fa turismo in bici – spiega Chiara – servirebbe, ad esempio, estendere l’attuale pista ciclabile e collegarla con le arterie che portano in città, come la strada statale». Qualche passo avanti sembra essere possibile. «L’amministrazione ha annunciato la realizzazione di un percorso ciclabile fino alla zona archeologica, mentre recentemente ha aperto un grande negozio di bici elettriche a pedalata assistita. Questo mezzo potrebbe avere un ruolo determinante per la diffusione della bici, visto che la strada per salire da Ortigia verso le altre parti della città è un po’ impegnativa». Ma quello che manca, secondo la titolare del ciclobar, è la mentalità. «Io sono milanese – spiega – ma non è che a Milano ci siano così tante piste ciclabili, eppure la gente si muove in bici. Bisogna acquisire consapevolezza dei vantaggi delle due ruote, se aumentano i ciclisti anche gli automobilisti prenderanno coscienza e faciliteranno la convivenza».
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