L’area archeologica di piazza della Vittoria a Siracusa è stata sequestrata dai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale nell’ambito di un procedimento penale, che vede indagati il vicesindaco, Francesco Italia, in quanto assessore ai Beni e alle politiche culturali e il dirigente responsabile del settore Politiche educative, culturali e turismo-servizio beni culturali del Comune, Rosaria Garufi.
«Ho accolto con grande serenità questa ipotesi di reato contravvenzionale di danneggiamento del patrimonio – dichiara a Meridionews il diretto interessato – tanto più alla luce delle battaglie che ho condotto per ottenere fondi da utilizzare per la pulizia di questo e altri siti archeologici di Siracusa». L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Marco Di Mauro con il coordinamento del procuratore Francesco Paolo Giordano, è scattata a seguito di un esposto firmato dai residenti di piazza della Vittoria preoccupati da tempo dallo stato di incuria dell’area archeologica e anche dal pericolo per la salute pubblica.
I resti del santuario greco risalente al V secolo a.C., dedicato alle dee Demetra e Kore, si trovano nell’area davanti al Santuario della Madonna delle Lacrime. Da anni sono deturpati da spazzatura e sterpaglie che, la settimana scorsa, hanno preso fuoco facendo scattare la rabbia dei residenti che, da tempo, chiedono interventi risolutori. «Credo che l’incendio del 18 luglio, che ha interessato quasi la metà dell’area, sia stato di natura dolosa – spiega Salvatore Trovato, un cittadino residente in piazza Vittoria, che dal 2008 si interessa della tutela del sito archeologico – perché abito in un palazzo di fronte all’area da più di 43 anni e non è mai successa una cosa del genere. Nemmeno quando si sono sfiorati i 50 gradi. È da moltissimi anni – lamenta – che il sito è sommerso da spazzatura di ogni tipo: bottiglie di birra, bicchieri di plastica, volantini pubblicitari a cartacce di ogni genere, per non parlare delle erbacce in mezzo alle quali si nascondono anche zecche e topi».
Una carenza di manutenzione che sembra la dimostrazione di come le istituzioni pubbliche non possano o sappiano occuparsi del bene. «Per me l’unica soluzione – sottolinea – è darlo direttamente in gestione ai privati che se ne prendono cura sotto ogni aspetto, magari anche con un impianto di illuminazione che lo renda fruibile anche di sera specialmente in estate, periodo in cui molti turisti avrebbero piacere di visitarlo».
Dal canto suo, il vice sindaco, che adesso dovrà rispondere di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale, dice di aver «partecipato personalmente a tantissimi interventi di pulizia fatti da cittadini e volontari di associazioni per provare a sopperire alla carenza strutturale di fondi per il mantenimento del decoro». In tal senso, la volontà di Italia è quella di verificare «se le competenze, e quindi le responsabilità, siano direttamente mie, dell’amministrazione comunale oppure della Sovrintendenza». Anche se l’ultimo pensiero va al sito archeologico. «Se questa indagine può servire a sollevare ulteriormente il velo su tutte le questioni sospese che riguardano i siti del Comune di Siracusa, io sono dalla stessa parte dei giudici», conclude il vicesindaco.
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