Siracusa, parla il nipote dell’anziano bruciato «Premeditato, due giorni prima altro incendio»

«L’agonia di mio zio continua lenta e inesorabile, un volto distrutto, una testa fasciata. Un’altra vittima della violenza umana». È con un lungo post sul suo profilo Facebook che ha voluto rompere il silenzio Salvo Scarso, uno dei nipoti dell’anziano aggredito e bruciato a Siracusa lo scorso 1 ottobre. 

Mentre le indagini sono ancora in corso e il cerchio si stringe attorno ad alcuni giovani, il signor Giuseppe è ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania in condizioni critiche in prognosi riservata. «Stiamo ancora cercando le motivazioni che hanno potuto spingere questi balordi a fare un atto così vile. Due giorni prima – racconta il nipote del signor Giuseppe – alcuni delinquenti avevano già buttato una tanica di benzina davanti alla porta di casa di mio zio e avevano dato fuoco, quasi come fosse un’avvisaglia. Noi questo episodio non lo abbiamo sottovalutato, tanto che un altro mio zio, fratello di mio zio Pippo, era andato dai carabinieri a fare la denuncia».

Non si sa ancora se, nelle ore che separano questo primo atto incendiario da quello poi commesso la notte del sabato, il signor Giuseppe avesse subito altre intimidazioni simili. «Appena due giorni dopo è successa la tragedia. Questi balordi hanno sfondato la porta e, sono certo – afferma Scarso – che mio zio non li ha nemmeno sentiti entrare perché di solito porta un apparecchio acustico che però la sera toglie prima di andare a dormire».

Da oltre cinque anni, l’anziano signore era diventato vittima delle bravate di alcuni ragazzini che gli correvano dietro per insultarlo o tirargli addosso ortaggi e pietre. «Questi ultimi episodi culminati in una crudele violenza – precisa il nipote – però sono tutt’altra cosa rispetto alle precedenti burlate da ragazzini. In questo caso siamo di fronte a qualcosa di premeditato e di reiterato che ha a che fare con la delinquenza vera e con un delitto».

Nonostante le sollecitazioni da parte dei parenti, il signor Giuseppe non aveva voluto assolutamente lasciare casa sua, né aveva accettato l’idea di vivere con qualcuno «perché aveva le sue abitudini, i suoi orari e difendeva la sua indipendenza e autonomia nonostante l’età anziana. Noi parenti abbiamo rispettato la sua volontà ma non lo abbiamo mai lasciato solo». Chi lo ha conosciuto, don Pippo lo descrive come una persona buona e generosa che, negli ultimi anni, andava in giro in bicicletta solo nel quartiere dove lo conoscevano tutti. «Volevo precisare – puntualizza Scarso – che, al contrario di quello che è stato detto, io non ho mai visto mio zio andare in giro con un bastone né tanto meno usarlo per offendere qualcuno anche perché, in generale, mio zio non era affatto nelle condizioni fisiche e mentali di offendere qualcuno, per carattere era mite e silenzioso e non dava mai disturbo a nessuno».

Domani pomeriggio alle 17 ci sarà una veglia di preghiera davanti alla chiesa che si trova vicino all’abitazione dell’anziano, nel quartiere Grotta Santa, alla fine della quale un breve corteo arriverà fino alla casa del signor Scarso. «Viviamo in un mondo in cui siamo un po’ tutti vittime di preoccupazioni e paure, eppure io ho visto i vicini che hanno dimostrato la loro disponibilità a collaborare, anche perché non stiamo parlando di una zona in cui è presente un concentrato di delinquenza. Mi sono esposto pubblicamente mettendoci la mia faccia, anche come professionista noto in città, – conclude Scarno – perché se qualcuno sa qualcosa ma non vuole rivolgersi direttamente agli inquirenti per non esporsi, può contattare anche me».

Marta Silvestre

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