Siracusa, parcheggiatore abusivo dentro ospedale Asp: «Situazione sporadica a cui poniamo rimedio»

«Il parcheggiatore abusivo dentro l’ospedale mi mancava. Sono arrivata e mi ha detto che avrei dovuto pagarlo sul momento, perché poi non era certo di rimanere». A parlare a MeridioNews è una cittadina siracusana che, negli scorsi giorni, ha usufruito del parcheggio interno dell’ospedale Umberto I. «La stanza dei vigilantes che stanno al pronto soccorso era chiusa e non c’era nessuno dentro – continua -. Ho chiesto all’uomo per quale motivo avrei dovuto pagare qualcuno che, pur nel pieno abusivismo, non garantisce nemmeno la presenza e mi ha semplicemente detto che non poteva mica rimanere sul posto tutto il giorno». 

Il parcheggio dell’ospedale Umberto I di Siracusa è organizzato in due aree separate ma contigue. Una zona è aperta al pubblico e serve per i posti delle automobili dei pazienti o dei parenti; l’altra è un’area riservata ai dipendenti – medici, infermieri e ausiliari – alla quale si accede solo con un badge fornito dall’amministrazione sanitaria. Entrambi i parcheggi sono gratuiti e delimitati da strisce bianche. «Sono andata al pronto soccorso – continua la 50enne – e ho visto che c’era qualche posto libero. Avevo già visto un signore aggirarsi lì ma pensavo fosse un accompagnatore di qualche paziente in attesa. Invece ha iniziato a indicarmi dove lasciare l’auto, per poi chiedermi denaro». Il racconto ricorda a grandi linee lo sfogo di un altro utente dell’ospedale, che nelle settimane passate ha riassunto su uno dei gruppi Facebook che parlano delle problematiche della città la propria esperienza. 

A riguardo dalla direzione dell’azienda sanitaria provinciale di Siracusa avevano dichiarato di essere «prontamente intervenuti ad allontanare il soggetto dal parcheggio interno dell’ospedale, così come accaduto già altre volte». Una situazione che si «sarebbe verificata sporadicamente», anche se secondo la donna le cose non starebbero così: «Diverse persone mi hanno detto che sono più di uno gli abusivi che chiedono soldi a chi arriva in ospedale, e questo accade quasi tutti i giorni». 

Marta Silvestre

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