Siracusa, la vicenda del centro commerciale Fiera Sud Accusa di carte false alla base del risarcimento chiesto

Il risarcimento da sei milioni di euro che il Comune di Siracusa dovrebbe pagare a Open Land, la società che ha costruito il centro commerciale Fiera del Sud a Siracusa, si baserebbe su documenti falsi. È questa la nuova accusa che i legali dell’amministrazione e di Legambiente avanzano nella controversa vicenda che ruota attorno alla realizzazione del centro commerciale. Per questo ribadiscono la doppia richiesta al giudice: sostituire la consulente tecnica d’ufficio, Marcella Caradonna, e ricalcolare il danno dovuto ai presunti ritardi nel rilascio della concessione edilizia alla società. 

Il risarcimento – per un presunto ritardo nel rilascio della concessione edilizia, assentita per silenzio assenso, data e poi revocata – era stato valutato in 27 milioni in una prima fase; a effettuare questa perizia era stato il consulente tecnico Salvatore Maria Pace, coinvolto nell’operazione sui processi condizionati con l’accusa di essere stato corrotto dall’ex pm aretuseo Giancarlo Longo per redigere consulenze favorevoli economicamente alle società riferibili al Gruppo Frontino (che controlla anche Open Land) e patrocinate dall’avvocato Giuseppe Calafiore. Successivamente il risarcimento è stato ridotto a sei milioni, comunque «un enorme danno collettivo e non dovuto» secondo il collegio difensivo di Legambiente e l’avvocato del Comune di Siracusa, Nicolò D’Alessandro. Il giudizio pende davanti al Consiglio di giustizia amministrativa siciliano ed è arrivato alle battute finali. 

Adesso, la battaglia degli avvocati di Legambiente e dell’amministrazione continua su un doppio fronte: da una parte si chiede di sostituire la nuova consulente tecnica, ritenuta «del tutto inadeguata per gli errori evidenti nella quantificazione delle voci risanatorie»; dall’altra si tira fuori un nuovo possibile jolly che riguarda i documenti alla base della richiesta risarcitoria. Open Land, per provare il danno subito, ha fatto mettere agli atti un contratto di subappalto del 24 agosto 2009, con l’aggiunta della scrittura integrativa del giorno dopo. Su queste due carte – peraltro presentate dall’avvocato Giuseppe Calafiore, che era il legale di Open Land prima di essere arrestato – i legali avanzano diversi dubbi: «Il documento allegato – si legge nella querela – non è né il contratto di appalto del 24 agosto né la sua modifica del 25 agosto ma una loro copia autenticata, oltre a una successiva scrittura privata del 29 gennaio del 2010 che li richiama». 

«Quei documenti sono stati prodotti in copia e non in originale», spiega a MeridioNews l’avvocato di Legambiente, Corrado Giuliano. L’autentica notarile, cioè un timbro, secondo Legambiente ed il Comune di Siracusa potrebbero non essere autentici. «Questo – aggiunge Giuliano – era uno dei metodi utilizzati nel cosiddetto Sistema Siracusa per atti, autenticati dallo stesso notaio, che la Procura ritiene non veri». La stessa questione si potrebbe porre anche in questo caso. 

«Se fosse accertato che gli atti che sono alla base della richiesta di risarcimento sono falsi, non sarebbero utilizzabili nel giudizio risarcitorio contro il Comune di Siracusa e verrebbe meno, così, la prova del lamentato danno di Open Land». Non si tratta di una denuncia penale, ma la eccezione di falso (querela di falso) è uno degli istituiti del codice di procedura civile. Ciò significa che, adesso, potrebbe sospendersi il procedimento in attesa di accertare se quelle scritture siano vere o false. La causa di falso andrebbe proposta avanti al giudice civile nominando anche un consulente calligrafico. Il collegio del Cga ha rinviato la decisione al prossimo 4 luglio per consentire ai componenti di valutare la richiesta e per garantire il contraddittorio anche alla società Open Land.

Marta Silvestre

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