Un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro che faceva gola a tre gruppi diversi. Disposti a discutere su come spartirsi il business, ma anche a risolvere con la forza eventuali ingerenze da parte di chi pensava di potere spacciare fuori dalla propria zona di competenza. È questo lo sfondo su cui si sarebbe mosso il mondo della droga a Siracusa. A fare luce sul traffico degli stupefacenti è stata la Direzione distrettuale antimafia di Catania, grazie al lavoro sul campo della Squadra mobile di Siracusa e del Comando provinciale dei carabinieri, con un’operazione – denominata Aretusa – che ha portato all’arresto di 13 persone.
Le accuse vanno dall’associazione a delinquere al traffico di stupefacenti, con l’aggravante dell’appartenenza ad associazione armata. In alcuni casi riconosciuto anche il favoreggiamento della mafia. E, nella fattispecie, del clan Bottaro-Attanasio, cosca storicamente attiva nel capoluogo. Figura di spicco tra gli arrestati è quella di Luigi Cavarra, 42enne ritenuto il tramite tra il clan e i gruppi che in città si occupano lo spaccio. Proprio Cavarra sarebbe stato promotore di un summit per dirimere alcune tensioni sorte nella gestione del traffico, con l’incontro che sarebbe sfociato in un’aggressione fisica volta a ribadire il ruolo preminente dei Bottario-Attanasio.
«La droga serviva a finanziare le attività della cosca, rappresentando una delle fonti di finanziamento più importante – dichiara in conferenza stampa il capo della procura di Catania, Carmelo Zuccaro -. È stato fondamentale riuscire a lavorare contemporaneamente ai tre gruppi criminali, perché in questi casi il rischio è quello di colpire una parte favorendo indirettamente le altri. Per questo mi sento di ringraziare i carabinieri e la polizia, per la sinergia messa in campo in questa inchiesta». Tra gli appartenenti ai gruppi sarebbero esistite anche consuetudini tipiche degli ambienti della criminalità organizzata. «Abbiamo constatato come tra gli esponenti di un certo livello fosse diffuso il saluto con il bacio in bocca», rivela il pm Alessandro La Rosa. Che poi ha aggiunto come gli indagati temessero non solo di essere fermati per il traffico di stupefacenti, ma di vedersi attribuito il legame con i clan: «Dalle intercettazioni è emerso che si preoccupavano dell’aggravante mafiosa in caso di arresto».
Per acquistare la droga – hashish, marijuana e cocaina – da immettere nel mercato cittadino, i gruppi facevano riferimento ai grossisti delle principali città siciliane, con puntate a Palermo e Catania. Nel capoluogo etneo, gli inquirenti hanno appurato un rapporto diretto con il clan Cappello. Se i canali principali non erano percorribili ci si spostava in provincia, come nel caso dell’acquisto di una partita di droga ad Adrano. Portati in città, gli stupefacenti venivano ceduti agli acquirenti in strada o all’interno dell’abitazione degli indagati. Durante le indagini, sono state sequestrate anche armi: «In una circostanza, per disfarsene un uomo ha gettato un fucile dal lungomare di Siracusa», spiega il dirigente della Squadra mobile di Siracusa, Rosalba Stramandino.
Gli arrestati
Cavarra Luigi (classe 1975);
Catania Salvatore (classe 1984);
Urso Agostino (classe 1996);
Bottaro Gianfranco (classe 1995);
Romeo Daniele (classe 1989);
Satornino Francesco (classe 1954);
Vasile Lorenzo (classe 1963);
Cannata Francesco (classe 1983);
Calì Francesco (classe 1963);
Abdoush Andrea (classe 1979);
Scattamagna Emanuele (classe 1987);
Urso Gaetano (classe 1978);
Urso Luigi (classe 1980).
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