Siracusa, indagini sull’anziano bruciato in casa «Hanno usato l’alcol, il rifornimento era chiuso»

«Continuiamo a indagare senza tralasciare nulla». La rassicurazione sull’impegno costante nella ricerca dei responsabili della violenta aggressione a Giuseppe Scarso, l’80enne siracusano bruciato il 30 settembre all’interno della propria abitazione a pochi passi da via Servi di Maria, arriva direttamente dagli inquirenti. Tuttavia, a distanza di oltre un mese dal tentato omicidio, pochi sono stati i passi avanti fatti nelle indagini. Gli aggressori – forse tre, di età compresa tra i 20 e i 25 anni – rimangono ancora senza nome.

La Squadra mobile, guidata dalla dirigente Rosalba Stramandino, a lavorare nel tentativo di identificare gli autori, puntando molto sulle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza installati nei pressi della casa della vittima. A partire da quelle del rifornimento di benzina situato a poche centinaia di metri. In quelle riprese si vedrebbe un gruppetto di persone con un bidone in mano. Contenitore che però sarebbe rimasto vuoto. E questo perché di notte – l’aggressione è avvenuta poco prima delle 2 – la pompa di benzina, che non è automatica, resta chiusa

A farlo notare è il nipote dell’anziano, Salvo Scarso, che da settimane mantiene alta l’attenzione sull’accaduto. «A mio zio è stato dato fuoco con dell’alcol, non tramite la benzina – sottolinea a MeridioNews -. Le immagini però potrebbero aver ripreso comunque i veri aggressori. Che, vista l’impossibilità di procurarsi il liquido infiammabile, potrebbero essere entrati comunque a casa sua per poi usare dell’alcol». Quello, per esempio, che l’anziano teneva vicino al comodino. «Mio zio aveva bisogno di ricevere delle iniezioni, una bottiglietta di alcol era sempre vicino al letto», sottolinea l’uomo. 

Quello, peraltro, non è stato il primo tentativo di dare fuoco all’anziano. Già la sera prima, qualcuno era riuscito a entrare a casa di Scarso, buttandogli addosso del liquido infiammabile e probabilmente soltanto la reazione dell’uomo aveva interrotto l’azione dei malviventi. «Sono riusciti a procurargli delle piccole scottature al collo e al petto – specifica il nipote -. Ci ha detto che erano incappucciati. Se abbiamo informato i carabinieri? Non c’è stato il tempo, nessuno avrebbe pensato che 24 ore dopo quelle persone sarebbero ritornate ancora più convinte». 

Una denuncia, tuttavia, era stata fatta nei giorni precedenti, in occasione dell’incendio dell’ingresso dell’abitazione. Il 28 settembre, infatti, ad aver preso fuoco era stato il pavimento di casa. «Mio zio era riuscito a spegnerlo utilizzando una giacca – racconta ancora il nipote -, poi l’indomani era andato a fare denuncia ai carabinieri. Ma ripeto era difficile immaginare un’escalation di violenza di questo tipo». Violenza che ha lasciato sgomenti non solo per la brutalità ma anche per la personalità della vittima. L’80enne, infatti, è descritto come una persona mite, che mai avrebbe potuto creare fastidi a qualcuno. Anche se ultimamente pare che l’anziano fosse oggetto di derisione e piccoli atti di bullismo da parte di alcuni ragazzini del quartiere. A tal proposito, però, Scarso fa dei distinguo. «Quanto accaduto dentro casa di mio zio ha poco a che vedere con le prese in giro o la cattiveria di qualche ragazzino. Si è trattato di un tentato omicidio premeditato, con tanto di reiterazione. Parliamo di un altro livello di violenza».

E così, mentre i familiari continuano ad attendere novità dalle indagini, a poco più di 50 chilometri di distanza, a Catania, l’anziano rimane ricoverato nel reparto rianimazione dell’ospedale Cannizzaro. «Dopo un piccolo miglioramento, mio zio è tornato nelle condizioni in cui si trovava poco dopo essere arrivato in ospedale. È accudito in maniera encomiabile dai medici, ma la sua vita rimane in pericolo», conclude il nipote.

Simone Olivelli

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