Dopo lo sontro frontale di ieri, che aveva portato alla rottura delle trattative, Eni e sindacati, stamattina, nel corso di un nuovo incontro nella sede del Ministero per lo Sviluppo economico a Roma, hanno siglato una sorta di tregua. Della sostanza, si tornerà a parlare solo a Settembre:
“Le parti- si legge in una nota trionfante del Mise- avvieranno un confronto sulle prospettive strategiche del sito Eni di Gela che si svilupperà in incontri che coinvolgeranno tutte le strutture sindacali territoriali. Il confronto terminerà entro la prima settimana di settembre. Il tavolo di confronto nazionale presso il Ministero dello Sviluppo Economico verrà nuovamente convocato entro il 15 settembre. Eni – si legge sempre nella nota frizzante del Ministero- si è impegnata a riprendere immediatamente il processo manutentivo che garantirà la conversazione degli impianti e il ripristino dell’efficienza operativa della linea 1 anche attraverso il coinvolgimento dell’indotto, nelle more che venga definito un progetto in grado di dare stabilità di lungo periodo al sito di Gela”.
Ma, al di là di facili entusiasmi, non si è deciso un bel niente. Solo di riprendere il dialogo dopo la ‘sciarra’ di ieri. L’inversione di rotta di cui parlano i sindacati resta tutta da verificare:
“L’accordo raggiunto oggi tra Eni e organizzazioni sindacali al ministero dello Sviluppo Economico, determinato da un’inversione della posizione espressa fino a ieri sera dal gruppo Eni”, comporterà la ripresa del confronto finalizzato alla riattivazione degli impianti in sede locale dei siti in oggetto e in sede nazionale sulle scelte di politica industriali del gruppo Eni in Italia, e avrà momenti di verifica in sede ministeriale già programmati nel mese di settembre”. Ad affermarlo in una nota congiunta sono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil al termine dell’incontro ed esprimendo “un giudizio positivo” su quanto sottoscritto oggi e dichiarando “sospese le iniziative di mobilitazione definite sia a livello locale, sia a livello nazionale”.
Le distanze, però, rimagono inalterate:
Tre i risultati che ci prefiggevamo dice Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil – : il rispetto degli accordi sottoscritti per i siti di Gela e Marghera; l’apertura della fabbrica con il coinvolgimento dell’indotto nelle manutenzioni; la ripresa del confronto, stavolta ad impianti aperti.
Rimane inalterata tra noi e l’Eni prosegue Miceli la distanza sulle prospettive industriali dell’impianto di Gela, ma adesso è chiaro che il confronto dovrà necessariamente partire dall’intesa del 2013. Noi a quell’accordo conclude il leader sindacale – non rinunciamo, perchè lega i processi di estrazione a quelli della raffinazione in un ciclo industriale virtuoso. Ora l’ultima parola, come sempre, spetta ai lavoratori.
Ed è pure difficile che l’Eni rinunci ai suoi piani. Stamattina, il nuovo ad, Claudio De Scalzi, nel presentare agli analisti e agli investitori i risultati del primo semestre del gruppo, ha ribadito che il settore della raffinazione resta il buco nero dei conti societari.
La reffineria di Gela dunque, difficilmente potrà tornare ai livelli produttivi di un tempo. Resta da capire come l’Eni intenda preservare il sito di Gela e se è vero.
Con una battuta si potrebbe dire che l’unico modo di preservare Gela, in realtà, sarebbe quello di un addio definitivo ad un tipo di industria che ha portato solo devastazioni ambientali e danni sanitari.
Ma i dipendenti, più di ogni cosa, sembrano temere la fame e, con questi chiari di luna, già in effetti ci sono vicini. Né, purtroppo, possono contare su istituzioni abbastanza illuminate per pensare a vie alternative per il riscatto di Gela.
L’Eni tira dritto, rottura con i sindacati. De Scalzi: “Sulla raffinazione drastico calo”
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