Sono tanti i punti del ddl in fase di approvazione che non trovano d’accordo docenti e sindacati che oggi hanno manifestato in sette città italiane. E tra i punti fermi della protesta ci sono quelli che ormai vengono definiti i superpoteri che verrebbero attribuiti al dirigente scolastico, l’ingresso dei privati negli istituti scolastici e l’assunzione del 100mila precari.
I social sono stati, come sempre ormai, il principale mezzo per la diffusione e la propaganda di questa giornata di mobilitazione e moltissimi insegnanti hanno espresso su Facebook le loro posizioni. Alessandra Pirozzi, maestra elementare, ad esempio, ha spiegato con la semplicità usata per parlare ai bambini le ragioni della protesta: «Un signore di nome Renzi e i suoi amici hanno deciso di cambiare tutto. Hanno deciso che ci sarà una sola persona, il preside/padrone a decidere tutto. Per esempio chi saranno i professori e i maestri. E come lo farà? Dice Renzi leggendo i curricula e scegliendo i più bravi. Bene direte voi. Male dico io. E sapete perché? Se anche veramente scegliesse quelli che lui ritiene più bravi di tutti (e non la sorella, l’amico, il parente etc…) succederà una cosa molto brutta. Ci saranno le scuole di serie A e quelle di serie B . E voi farete la corsa ad entrare in quelle di serie A e se resterete fuori? Pazienza… Gli sponsor privati entreranno nella scuola e nei P.O.F. (ossia nelle scelte della scuola, le scelte educative) decideranno loro – cosa imparare – Chi dovrà e potrà imparare nelle scuole di serie A. E gli altri? E chi se ne importa? E i bambini diversamente abili già ora inghiottiti nelle Foibe degli invalsi? e i Bes? Come se un bambino o un ragazzo fossero una sigla».
E sui superpoteri del dirigente scolastico puntano anche i sindacati: «No a modelli di gestione autoritaria che stravolgono i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità, la cooperazione, la condivisione, il pluralismo culturale e la libertà di insegnamento – si legge in una nota – ; subito un piano di assunzioni che assicuri la stabilità del lavoro per tutto il personale docente e Ata impiegato da anni precariamente; organici adeguati al fabbisogno, per un’offerta formativa efficace e di qualità; rinnovo del contratto scaduto da sette anni per una giusta valorizzazione del lavoro nella scuola; no a incursioni per legge su materie soggette a disciplina contrattuale, come le retribuzioni e la mobilità del personale; avvio di una politica di forte investimento su istruzione e formazione, recuperando il gap che separa l’Italia dagli altri Paesi europei».
Il ddl è all’esame della commissione Cultura della Camera. La prima lettura della riforma dovrà concludersi il 19 maggio, mentre quella definitiva a metà giugno per consentire l’assunzione dei precari, circa 100mila; ed è proprio questo uno dei motivi principali dello scontro. Si tratta degli iscritti nelle graduatorie nazionali ad esaurimento o vincitori del concorso del 2012. Resterebbero fuori gli «insegnanti della scuola dell’infanzia, gli idonei dell’ultimo concorso, gli abilitati del Tfa (Tirocinio formativo attivo) e quelli dei Pas (Percorsi di abilitazione speciale)». Per questo i sindacati parlano di una soluzione soltanto a metà.
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