Una lunga udienza quella di oggi del processo per l’omicidio volontario premeditato di Simona Floridia, la 17enne scomparsa da Caltagirone il 16 settembre del 1992, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Unico imputato, nel procedimento aperto 26 anni dopo, è Andrea Bellia che anche oggi era presente in aula ad ascoltare le audizioni di quattro persone.
«Era una sorta di guardaspalle di Mariangela Regolo che, in quel periodo, aveva diversi problemi economici». A etichettare così l’imputato durante la propria audizione è stata Patrizia Pepe che all’epoca era la convivente di Mariangela Regolo, la madre di Simona Regolo. Promessa sposa di Bellia, con tanto di pubblicazioni già affisse al Comune di Caltagirone, in un matrimonio che non s’ebbe da fare. «Sapevo che avrebbero dovuto sposarsi – ha aggiunto Pepe – ma poi a opporsi fu Mariangela». La stessa donna che Salvatore Floridia, il padre della vittima, durante la sua audizione ha descritto come «una persona invadente che era diventata per me quasi un’ombra» nei tre giorni tra la scomparsa e la denuncia. «La mia impressione – ha aggiunto Floridia – è che volesse acquisire delle informazioni».
Tra i teste di oggi c’erano anche la madre e il fratello di Mario Licciardi. L’ex fidanzato di Simona Floridia e amico dell’imputato che, parlando al telefono con la sua ragazza dell’epoca – Rossella Figura, che oggi è sua moglie – le aveva raccontato di avere ricevuto da Bellia la confessione che a fare sparire la giovane era stato lui. Una conversazione telefonica intercettata e registrata, avvenuta nel pomeriggio del 16 settembre 1993, che dopo oltre un quarto di secolo fatto riaprire il caso. La madre di Licciardi ha dichiarato di non sapere nulla, di non avere mai parlato di queste cose con nessuno della famiglia e nemmeno con il figlio Mario che «non c’entrava niente». È stato poi il fratello Salvatore, che all’epoca aveva 13 anni, a dire che della scomparsa in casa si sarebbe parlato e a confermare che nell’ultimo periodo, suo fratello aveva litigato con Bellia al punto che erano arrivati anche alle mani.
Alla sera della scomparsa è tornata Roberta Ruggeri, la cugina di Simona Floridia. «Se fossi uscita con lei come era previsto, tutto questo forse non sarebbe successo». Legata alla cugina non solo dalla parentela ma anche da un rapporto di amicizia, Ruggeri ha sottolineato che «Simona era serena, non aveva problemi e non se ne sarebbe mai andata via da casa volontariamente». Era stata lei, anni dopo la scomparsa, a segnalare di avere visto a Milano una ragazza somigliante alla cugina. Lei era dentro un panificio quando ha notato una persona dentro una macchina a una distanza tra i tre e i cinque metri. La controparte ha contestato che, quando era stata sentita dai carabinieri, aveva detto che i metri erano due e che si trovava su un marciapiede. In ogni caso, oggi Ruggeri ha escluso potesse trattarsi di Simona. Durante la prossima udienza, che è stata fissata per il 6 luglio, sarà la volta degli ultimi due teste; poi si passerà all’esame dell’imputato e, in seguito, ai testi della difesa.
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