Non si sentono affatto sicuri i lavoratori italiani della base di Sigonella americana. Nonostante le rassicurazioni ufficiali dei vertici del comando statunitense, tra i militari e i civili italiani la preoccupazione cresce. «Si continua a pretendere che la gente venga a lavorare su chiamata per svolgere mansioni assolutamente non emergenziali», denuncia a MeridioNews un lavoratore.
Ad alimentare la tensione ci sono anche le voci su possibili casi di positività tra il personale Usa. Si tratterebbe di un militare che è stato a Sigonella fino a poco tempo fa e che è rientrato negli Stati Uniti d’America, dove sarebbe risultato positivo al coronavirus. Contagi che formalmente vengono smentiti dalle autorità statunitensi, ma che i sindacati denunciano in una nota ufficiale inviata al comando dei carabinieri Nas 2 di Sigonella (parte italiana): «Siamo venuti a conoscenza – scrive il sindacato Fisascat Cisl – di personale Usa risultato positivo al coronavirus senza che le autorità Usa abbiano sentito il dovere di informare i dipendenti italiani attraverso le organizzazioni sindacali». E ancora, a fronte di questi presunti contagi, non sarebbe scattato l’isolamento dei contatti più vicini. «Non ci risulta – continua il sindacato – che il comando abbia fatto le necessarie indagini per identificare coloro che erano stati a contatto con le presunte persone infettate». Dai vertici della base Usa di Sigonella smentiscono: «L’ospedale navale statunitense della Nas Sigonella ha iniziato a effettuare i suoi primi tamponi il 24 febbraio e finora non ha identificato nessun caso positivo tra i militari e famigliari della Nas americana. Non possiamo parlare a nome dei partner dell’Aeronautica Militare Italiana della nazione ospitante».
Ma il sindacato rilancia e chiede, «considerata l’inerzia del Comando a mettere in atto le misure necessarie a contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19, che vengano accertate tali violazioni e nel caso di accertamento positivo di intraprendere le azioni di chiusura delle attività inadempienti». Si tratterebbe dei primi casi di positività nella parte americana della base. Nei giorni scorsi sono stati confermati quattro contagi – due militari e due civili – nella zona italiana.
Al di là dei contagi, filtrano ancora lamentele per il diverso approccio all’emergenza delle due aree. Dopo la denuncia di MeridioNews sul mancato rilevamento della temperatura all’ingresso Nas 1 controllato da personale Usa, i controlli sono stati estesi anche lì. Ma restano nodi irrisolti. «Si continua a pretendere che la gente vada a lavorare per completare progetti per la ristrutturazione di un edificio o similari – racconta un lavoratore – eseguire ordinaria manutenzione sugli impianti. Mansioni che potrebbero essere svolte da casa o essere rimandate tranquillamente. Le chiamate vengono giustificate con la motivazione che la missione non può rallentare e che gli obiettivi di budget devono essere centrati a tutti i costi».
Stessa sorte sarebbe toccata anche ad alcuni appaltatori esterni, impegnati in lavori di edilizia, quindi non legati alla funzionalità ordinaria della base. Sarebbero stati richiamati dal comando Usa a rispettare i contratti in essere, per non correre il rischio di subire le penalità previste. E ciò nonostante molti cantieri in tutta Italia si siano fermati a seguito dei vari decreti governativi. «La Nas Sigonella – replicano dai vertici del comando Usa – ha indicato ai suoi appaltatori di rispettare tutto ciò che è previsto dalla legislazione vigente e, se richiesto dai decreti sul contenimento del Covid-19, di cessare l’attività progettuale fornendo una notifica scritta al relativo ufficio appaltante della Marina Usa».
Duro l’attacco del sindacato della Cisl. «A fronte delle misure restrittive emanate dal governo italiano, i militari americani continuano a radunarsi e a banchettare insieme, non curanti dalle norme che lo vietano. I dipendenti del Nex (cioè il centro commerciale per generi alimentari e non solo, ndr), Deca (Defense Commissary Agency, una sorta di spaccio per divise, generi di prima necessità e di conforto, ndr), vigili del fuoco, Dla (Defense Logistic Agency, che gestisce tutta la logistica necessaria al movimento merci), addetti mensa, addetti al servizio camere, i dipendenti degli uffici e tutti gli altri dipendenti sono sprovvisti di mascherine protettive, guanti e quant’altro necessario per la salvaguardia della salute. La distanza sociale non è rispettata né all’interno del negozio Nex né all’interno del veicolo antincendio dei vigili del fuoco né per il personale addetto alle camere». Per concludere con la richiesta di «allontanare i capi dipartimento americani che sostengono di dovere eseguire solamente le disposizioni ricevute dal loro quartiere generale e non la legge italiana».
Dai vertici del comando Usa di Sigonella si ribadisce, però, di essere «perfettamente in linea con i decreti del governo siciliano e italiano in modo tale da contemperare quanto più possibile le esigenze di sicurezza di tutto il nostro personale con la missione e le attività operative svolte nell’ambito dell’alleanza Nato».
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