«Chiediamo all’amministrazione di Catania, di cui la Sidra è una partecipata al cento per cento del capitale, che imponga una corretta gestione del servizio di fognatura e depurazione nonché la restituzione delle cifre pagate dai cittadini ma non dovute». Così Domenico Stimolo del comitato Partecipazione e democrazia e Luca Cangemi del circolo Olga Benario del partito Rifondazione comunista, sono intervenuti oggi in conferenza stampa a proposito della gestione del servizio idrico comunale. Il problema è che a fonte di una copertura fognaria in città per solo il venti per cento circa della popolazione, negli anni tra il 2006 e il 2008 la società ha preteso il pagamento del canone di depurazione da tutti.
Una situazione contestata da anni nella sua illegittimità dal Prc etneo, ribadita anche da una sentenza della Corte costituzionale del 2008. Nel documento della Consulta si sottolinea come il servizio non è goduto non debba essere pagato. La Sidra avrebbe quindi dovuto provvedere al risarcimento di quanti avevano pagato ingiustamente, criterio ribadito da un decreto ministeriale del 30 settembre 2009, ma ad oggi non è avvenuto nulla. Si tratta di un rimborso di circa 200 euro ciascuno per 100mila utenti., per un totale di quasi 20 milioni di euro. «Per la precisione sono 17milioni 776mila e 527 euro secondo quanto stabilito dall’Ato 2 Catania, che ha stilato una nota chiarificatrice sull’argomento a seguito di una richiesta da parte del forum Acqua bene comune», afferma Stimolo.
A breve l’azienda dovrebbe entrare in possesso di circa tre milioni di euro da parte del Comune per debiti pregressi – provenienti dal fondo stabilito da Dl 35 -: «Perché non usare questi soldi per risarcire i catanesi?», si chiede Gangemi. E l’allarme lanciato non si ferma ai rimborsi mancati della Sidra. A rischio infatti ci sono circa 213mila euro destinati alla città di Catania da parte dell’Unione europea per l’estensione del depuratore consortile della città e della rete di fognature. «C’è una proroga fino al 30 settembre per potere usare questi soldi, ma poiché non c’è una progettazione, li dovremo certamente restituire. Siamo nel medioevo altro che società civile», conclude Domenico Stimolo.
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