Sicilia prima per inquinamento acque sotterranee Il 22 per cento delle falde è risultato contaminato

Ci sono primati che sarebbe meglio non detenere. Come quello della Sicilia relativo alla contaminazione delle acque sotterranee. Nell’isola il 22,3 per cento delle falde acquifere monitorate è risultato sopra i limiti e dunque con la più elevata frequenza di casi di non conformità. Colpa di un settore agricolo che utilizza ancora in maniera diffusa le sostanze chimiche nei campi, anche se indubbiamente meno rispetto al passato (lo dimostra la vendita dei fitosanitari, scesi dal 2001 del 13 per cento). 

Lo si è appreso nei giorni scorsi dopo la pubblicazione da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Rapporto nazionale pesticidi per l’anno 2016, che contiene i dati relativi al 2013 e al 2014. Il documento è stato predisposto dall’Ispra sulla base delle informazioni trasmesse da Regioni e Province, che attraverso le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente effettuano le indagini sul territorio e le analisi di laboratorio. I dati sono preoccupanti. A livello nazionale il monitoraggio dimostra una diffusione ampia della contaminazione. 

Pesticidi sono presenti nel 63,9 per cento dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31,7 per cento di quelle sotterranee, più che nel passato. Fiumi, laghi e torrenti sono cioè fortemente inquinati dai fitosanitari (prodotti usati per la protezione e la conservazione delle piante) e dai biocidi (disinfettanti, preservanti, ecc). Altrettanto a rischio le acque del sottosuolo. Così è facile immaginare, come sottolinea la stessa Ispra, che i pesticidi contaminino gli alimenti che poi mangiamo. Numeri allarmanti, dicevamo. E in ogni caso incompleti. Perché se è pur vero che nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni con ben 365 sostanze ritrovate (nel 2012 erano 335), è altrettanto innegabile che «il monitoraggio dei pesticidi nelle acque è reso complesso dal grande numero di sostanze utilizzate e dall’estensione delle aree interessate. In Italia – scrive ancora l’Ispra – solo in agricoltura si utilizzano circa 130mila tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari, che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della distribuzione geografica delle sorgenti». 

Da aggiungere poi la disomogeneità dei controlli regionali. Tanto che la contaminazione da pesticidi risulta più diffusa nella pianura padano-veneta solo perché in quelle zone sono più frequenti i controlli. Per dire: addirittura Molise e Calabria non hanno inviato neanche un dato. La contaminazione è pertanto sottostimata in primo luogo per il fatto che in vaste aree del centro-sud il monitoraggio non è ancora adeguato. Per capire come possa avvenire ciò ci si può rifare all’esempio siciliano. «Il monitoraggio della Regione – si legge nel rapporto – riguarda essenzialmente la provincia di Ragusa, dove esiste una rete capillare e le analisi coprono uno spettro di sostanze molto ampio». Dal 2011 Arpa Sicilia effettua l’osservazione di pozzi e sorgenti attraverso le proprie strutture territoriali per valutare lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei individuati nel Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia (PdG), approvato con decreto ministeriale nell’agosto del 2015. 

A spiegare il monitoraggio delle acque sotterranee siciliane sono la chimica Anna Abita (che è anche dirigente responsabile del settore idrico) e la geologa Virginia Palumbo. «Nel territorio provinciale di Ragusa – dicono le due funzionare regionali – grazie anche alla collaborazione con il Comune e con l’Asp di riferimento, è stato possibile effettuare un monitoraggio molto capillare, scelta questa anche guidata dall’imponente attività presente sul territorio». In particolare lo sforamento delle concentrazioni per i pesticidi si registra nella piana di Vittoria, dove sono numerosissime le colture in serra e in sottoplastica. Ulteriori superamenti, seppur con un numero di campionamenti minori, anche nella piana di Marsala-Mazara del Vallo, nella piana di Catania, nei bacino idrogeologici di Piazza Armerina, dei Monti Peloritani e dei Nebrodi. «Con i dati del monitoraggio in corso – concludono Abita e Palumbo – si completerà la valutazione dello stato chimico di tutti i corpi idrici sotterranei individuati nel PdG, a seguito della quale la Regione potrà adottare idonee misure di risanamento per quelli con stato chimico scarso».

Andrea Turco

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