Sicilia flop, archeologi senza mezzi e alloggi «La Croce rossa ci ha dato delle brandine»

Hanno riportato alla luce l’antica strada maestra della Gela arcaica, risalente al V secolo avanti Cristo. Ma non hanno diritto neanche ad una convenzione con qualche attività di ristorazione, ad appropriati attrezzi da lavoro o a un alloggio. Tanto da essere stati costretti a chiedere aiuto alla Croce Rossa per utilizzare una branda. Nella indolente Sicilia di fine estate avviene anche questo: era il 10 settembre scorso quando l’équipe di archeologi dell’università di Messina, un gruppo composto da 15 persone tra dottori specializzati in Archeologia del Mediterraneo, dottori di ricerca e specializzandi coordinati dalle docenti Katia Ingoglia e Grazia Spagnolo, comunicava alla stampa i primi importanti risultati della campagna di scavi che è cominciata l’anno scorso e terminerà a ottobre 2015. Nell’area dell’acropoli gelese, proprio accanto uno dei più ricchi – in termini di reperti – musei dell’isola, è stato infatti individuato quello che secondo gli studiosi dovrebbe essere il corso principale dell’antica e prestigiosa polis greca, largo secondo le stime dagli otto ai dieci metri. Un segreto di Pulcinella, visto che da tempo i curiosi si erano fatti in tanti e le voci circolavano.

«Sensazionale scoperta» hanno titolato pressoché all’unisono i giornalisti locali. «In realtà – precisa la dottoressa Spagnolo – già negli anni ’70 l’archeologa Graziella Fiorentini aveva individuato l’area dell’acropoli di Molino a Vento come probabile centro dei primi insediamenti urbani». Dalla soprintendenza di Caltanissetta alla Regione Siciliana per finire con l’amministrazione comunale non sono mancate le manifestazioni di giubilo per i brillanti risultati ottenuti.

Peccato che tra tutti questi enti nessuno si sia fatto carico di assistere adeguatamenteil gruppo di archeologi. La Regione Siciliana ha dato solamente nel 2012 la concessione per gli scavi, poi più nulla. Gli studiosi da giugno vivono in città a proprie spese: dall’affitto al cibo. «L’anno scorso – racconta la squadra in gran parte composta da donne – abbiamo avuto in dotazione una brandina a testa alla Croce Rossa, senza neanche la corrente elettrica».

Quest’anno, invece, hanno ricevuto qualche sparuto attrezzo da lavoro attraverso le donazioni di qualche privato. «Sapevamo già che i fondi per questi lavori di ricerca sarebbero stati irrisori – chiosa Spagnolo – Il Comune ci aveva promesso i locali dell’ex educatorio Regina Margherita (a poca distanza dalla zona degli scavi, ndr), poi siamo venuti a sapere che è gestito da un’associazione e quindi impraticabile». Per una città ed una regione che abbondano di chiacchiere sull’importanza del proprio passato, forse qualche fatto in più per incentivare davvero chi fa qualcosa non sarebbe male.

 

[Foto di Salvatore Monelli]

Andrea Turco

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