Sicilia/Europa: musica senza confini

Una serata eccezionale sabato sera all’Auditorium del Monastero dei Benedettini. Per la singolarità dell’evento, con  la presenza di artisti d’eccezione in una esibizione corale e di gruppo, e per la straordinaria partecipazione di pubblico, sia in termini numerici che di coinvolgimento emotivo: un concerto di immagini e suoni del “Bastione degli ‘nfetti”, organizzato dai Circuiti culturali dell’Università di Catania e dalla Facoltà di Lingue e Letterature straniere nell’ambito dell’iniziativa “Sicilia/Europa. Invenzione e memoria“ dedicata a Rosa Balistreri, la grande interprete del canto popolare scomparsa nel 1990.

Sulla scena sei musicisti di altissimo livello, tutti provenienti da raffinate e diversificate esperienze musicali, che, in un densissimo dialogo di tecniche, sonorità e timbri diversi, hanno creato atmosfere musicali emozionanti e innovative. Un’idea di musica senza confini e senza schemi precostituiti, aperta tanto verso la memoria del passato quanto verso le migrazioni, gli adattamenti le commistioni dell’oggi. Gli interpreti: Alfio Antico, tamburi a cornice e voce, Stefano Zorzanello, sax soprano, flauto e ottavino, Puccio Castrogiovanni, voce, fiati, plettri e marranzani, Giovanni Arena, contrabbasso, Fabrizio Puglisi, pianoforte, José Mobilia, percussioni. Giancarlo Scarvaglieri ha curato gli arrangiamenti e le elaborazioni elettroniche, Salvo Piro la regia e Riccardo Insolia la direzione artistica di questo progetto nato interamente a Catania e presentato in anteprima nella serata del 24 marzo.

“Memoria della terra” è memoria della lingua, dei corpi, dei luoghi, dei silenzi, ma è anche un modo appassionatamente critico per leggere il nostro presente e ritrovare un rapporto con il passato. Gesti, parole, volti, suoni emergono durante il concerto-spettacolo da una civiltà con radici antichissime, carichi di una prepotente forza emotiva e ancora capaci di stupirci, di interloquire con il presente e di sconvolgere forme e assetti linguistici. Materiali etnici, carichi di straordinaria potenza evocativa, che reagiscono con la ricerca di tipo sperimentale della musica colta europea, ma anche del jazz e del rock.

Di considerevole interesse anche l’organico strumentale nel quale timbri e tradizioni esecutive apparentemente estreme, inconciliabili si fondono: gli ottoni con i tamburi a cornice della tradizione siciliana, le ance con l’organetto e il pianoforte. I testi , le melodie e la voce, interagiscono quale strumento privilegiato della memoria. (I documenti sonori di base selezionati per l’occasione provengono prevalentemente dalla raccolta Era Sicilia, frutto del prezioso lavoro dell’indimenticabile Antonino Uccello).

Nello spettacolo si incontrano suoni e immagini, in particolare alcuni frammenti del video La memoria della terra (un cortometraggio girato da Mario Valenti in un piccolo paese del nisseno, Resuttano, basato sulla testimonianza di una anziana donna, Giacoma Trombello, un personaggio di grande forza che semplicemente racconta di sé, delle sue lotte, dei suoi dolori, delle sue gioie).
La presenza di virtuosi di livello eccezionale, come il percussionista Alfio Antico – che ha reinventato la tecnica strumentale dei tamburi a cornice, imponendo questi strumenti all’attenzione di un pubblico internazionale – ha prodotto magiche e trascinanti atmosfere. Il gruppo, sollecitato dall’entusiasmo degli spettatori, ha eseguito tre bis, ma avrebbe potuto continuare ancora. Più diffusa di quanto a volte crediamo si rivela l’esigenza di uscire dagli schemi e di ascoltare linguaggi musicali nuovi. La sala dell’Auditorium dei Benedettini affollata di giovani, è veramente un segno di speranza.

Bollettino d'Ateneo

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