Sicilia e-Servizi, il Governo scivola sulle leggi. E Toto Cordaro…

DI FATTO IL CAPOGRUPPO DEL CANTIERE POPOLARE-GRANDE SUD AVEVA PREVISTO IL FINALE DI UNA STORIA NATA MALE CHE, ADESSO, RISCHIA DI FINIRE PEGGIO

“E’ sempre poco elegante dire ‘avevamo ragione’ ma il caso della liquidazione forzata e forzosa di Sicilia e-Servizi conferma la bontà della nostra impostazione e fa chiarezza sulla affermazione di un principio di legalità, in base al quale occorre una precisa volontà legislativa per procedere allo scioglimento della partecipata che cura la rete informatica degli uffici regionali”.

Lo dice il capogruppo del Cantiere Pololare-Grande Sud all’Ars, Toto Cordaro, che commenta così la mancata liquidazione di Sicilia e-Servizi, una delle società regionali da tempo nell’occhio del ciclone.

“Il parere contrario espresso dal notaio che avrebbe dovuto procedere alla liquidazione della società, secondo la volontà della assemblea dei soci – aggiunge il parlamentare di Cantiere Popolare-Grande Sud – va nella direzione che abbiamo più volte indicato. Il Gruppo Pid-Cantiere popolare-Grande Sud già lo scorso 5 settembre aveva presentato un’interrogazione parlamentare sui profili occupazionali e sul mancato trasferimento del know how all’amministrazione regionale, oltre che sul piano di informatizzazione della Regione”.

“Il 9 ottobre scorso – precisa ancora Cordaro – abbiamo presentato una mozione contro la liquidazione di Sicilia e-Servizi, avviata lo scorso 23 settembre su richiesta del governatore Crocetta dall’assemblea straordinaria della società. La procedura seguita presenta, come abbiamo ribadito in più occasioni, profili di illegittimità, dal momento che una società costituita per legge non può che essere liquidata secondo la stesso percorso”.

“A chi afferma che certe cose capitano solo qui – conclude Cordaro – rispondiamo con l’auspicio che queste cose accadano anche nel resto del Paese, perché si tratta solo ed esclusivamente dell’osservanza della legge”.

Nota a margine

Queste cose accadono, aggiungiamo noi, a chi amministra la cosa pubblica senza conoscere le leggi. Forse, a palazzo d’Orleans, sarebbe auspicabile qualche vero giurista in più e qualche ‘filosofo’ in meno.

Redazione

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