Sicilia e Sardegna tra Muos, droni e missili armati al Torio

LA NOSTRA ISOLA, CON IL MEGA-RADAR AMERICANO, STA PER DIVENTARE UNA DELLE BASI MILITARI PIU’ IMPORTANTI AL MONDO. NON VA MEGLIO AI SARDI, CHE DAL 21 SETTEMBRE VEDRANNO PARTI DELLA LORO ISOLA TEATRO DI PESANTI ESERCITAZIONI MILITARI. CON LA STRAORDINARIA PRESENZA DELL’AERONAUTICA MILITARE ISRAELIANA

Il Mediterraneo è un mare pieno di isole di sogno per i vacanzieri di tutta Europa ed oltre. Ogni nazione salvaguarda la vivibilità di quegli scogli perché rappresentano fonti di ricchezza turistica per le loro nazioni. In Italia non è così, anzi è l’opposto. Le due isole maggiori – Sicilia e Sardegna – vengono preferibilmente usate come basi del sistema militare occidentale, atteso che anche una porzione dell’Asia mediorientale viene considerata facente parte integrante del sistema occidentale. Ci riferiamo ad Israele ed in seguito vedremo perché.

In Sicilia, si sa, esistono circa quindici o sedici basi militari strategiche, sia della Nato, sia installazioni direttamente gestite dagli Stati Uniti d’America. Alcune si conoscono, altre sono segrete. Quelle note sono a Sigonella (i droni, aerei senza pilota), a Niscemi (il Muos, antenne di spionaggio sartellitare e di guida dei droni di Sigonella), a Birgi (lo stormo aereo della Nato), ad Augusta (base navale Nato), a Pantelleria (base missilistica?), a Palermo (la centrale nella quale convergono le comunicazioni spionistiche occidentali dal Medio Oriente) ed altre basi segrete, che sarebbero almeno una decina.

In Sardegna va ancora peggio. Lì è dislocato il 61 per cento delle servitù militari italiane, nonché i tre più grandi poligoni di esercitazioni (che forse è meglio definire col termine più consono: bombardamenti), oltre alle basi navali nucleari, ora smobilitate, ben quattro o cinque poligoni per ‘esercitazioni’ militari, oltre al costruendo sito di deposito degli scarti nucleari, di cui abbiamo dato dettagliate notizie nei mesi scorsi.

Questa volta la Sardegna è balzata agli onori delle ‘esercitazioni’ militari perché, a partire dal prossimo 21 settembre, i suoi poligoni saranno teatro di vere e proprie azioni di guerra, simulate da esercitazioni di tiro, con missili armati al Torio, allo scopo di monitorarne gli effetti che provocheranno nelle zone di guerra dove saranno usati concretamente.

Per osservarne gli effetti saranno costruiti interi villaggi con la tecnica usata nei film western, in legno e cartone.

A dare notizia di questi prossimi avvenimenti è today.it, che ne spiega tutti i dettagli del “Programma per il secondo semestre 2014” predisposto del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Nonostante siano noti pure i particolari dell’operazione, la grande informazione internazionale e nazionale l’ignora.

Le operazioni di bombardamento avranno luogo da Quirra a Perdasdefogu, da Teulada a Capo Frasca sino a Macomer. A bombardare il territorio sardo ci saranno anche formazioni aeree della Iaf, l’Aeronautica militare israeliana.

Il dettaglio delle esercitazioni è il seguente.

A Quirra, nel Serrabus e in Olgiastra ci sarà il lancio di missili Aster 30 da terra. Per settimane voleranno affiancati dagli Stinger e monitorati dal sistema Skyguard. Si tratta di operazioni che gli stessi militari definiscono “calde”. Tali operazioni saranno contornate da lanci di razzi “spada” e bombardamenti da elicotteri.

Teulada. Nel poligono del Sulcis saranno sganciate bombe da aereo e sparate cannonate dal mare verso terra con missili Tow, Panzerfaust e Milan. Questi ultimi armati con testate al Torio.

Capo Feasca. L’aeronautica israeliana opererà addestramenti vari e scaricherà bombe da sei chili a 1 tonnellata. Voleranno Tornado, Amx, Mirage ed F16, nonché caccia di altre nazioni alleate.

Nel poligono occasionale di S’Ena Ruggia la Brigata Sassari userà armi individuali e bombe a mano, ma ‘solo’ per 12 giorni al mese.

Sull’argomento l’onorevole Michele Piras, di Sinistra Ecologia e Libertà, sostiene che lo stesso Pisq – sigla che sta per “Poligono sperimentale e di addestramento Interforze”, cioè l’organo che sovraintende alla gestione dei siti militari – sostiene che sono già stati contaminati 800 ettari di territorio sardo, a parte la porzione che ospiterà i depositi di scorie nucleari. E la scrittrice Michela Murgia, ex candidata alla presidenza della Regione, non risparmia critiche a Francesco Pagliaru, presidente della Regione in carica, ed afferma che “la Giunta Pagliaru, accettando questa assurdità criminale, conferma che il futuro che hanno riservato per la Sardegna è quello di teatro di prova degli armamenti che devastano le zone di guerra”.

La circostanza è confermata dalla dichiarazione della ministra della Difesa, la quale, a conclusione di un sorvolo in elicottero sulle zone dei poligoni, ha detto che “le servitù militari restano, ma è stato predisposto un tavolo per migliorare la convivenza militare con le esigenze delle popolazioni”.

La dichiarazione intenderebbe venire incontro all’istanza che gli abitanti di Capo Teulada hanno rappresentato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale hanno indirizzato un messaggio che il capo del locale comitato di lotta, Mario Uda, ha così sintetizzato: “Dopo sessant’anni il nostro territorio dev’essere liberato dalle servitù. E’ arrivato il momento d’iniziare a sfruttare le risorse naturali e di costruire un’economia turistica. Non ce l’abbiamo contro la base, ma il metodo di gestione deve cambiare”.

Sulla collina di Porto Tramatzu, a Capo Teulada, sventola la bandiera del comitato di lotta promosso dagli imprenditori locali i quali nel corso di una manifestazione hanno bloccato i blindati ed uno di loro è riuscito a raggiungere la collina ed a piantarvi il vessillo emblema della rabbia della gente.

Il sorvolo solitario in elicottero della ministra Roberta Pinotti, che si trova in Sardegna per una breve vacanza, durante la quale ha colto l’occasione per visitare i siti dove si svolgeranno nelle prossime settimane e mesi le esercitazioni ricordate in precedenza, ha provocato una piccata dichiarazione del vice presidente della Regione Sardegna: “Ci fa piacere che i ministri vengano in vacanza, ma quando le loro visite riguardano questioni importanti ricordino che esistono le istituzioni locali”.

Chissà perché le autorità del nostro Paese, che da piccoli hanno frequentato l’Agesci, assumano, da grandi, comportamenti pubblici arroganti? Magari non c’entra niente, ma è così, una coincidenza strana ma vera.

Riccardo Gueci

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