Un legame duraturo, che ci riporta indietro all’VIII secolo a.C., all’arrivo dei Greci in Sicilia. Il ponte che attraversa tutto il Mediterraneo e lega i due punti cardine a sud dell’Europa, teatri di storie, conquiste, arte e progresso sembra destinato a continuare. Il riferimento va alla restituzione da parte della Sicilia alla Grecia di un frammento del Partenone avvenuta lo scorso 10 gennaio. Un episodio che ha fatto da apripista ad altre iniziative di cui beneficerà la Sicilia.
Tutto questo alla luce di un accordo internazionale che ha iniziato a muovere i primi passi nel museo dell’Acropoli di Atene, durante la consegna del frammento che si trovava in Sicilia sin dall’Ottocento, a cui hanno partecipato anche l’assessore regionale Alberto Samonà e la direttrice del museo Salinas, dove il frammento era custodito, Caterina Greco. «Con la restituzione di una parte del fregio, già nei primi giorni di febbraio arriverà in Sicilia una statua acefala di Atena – afferma a MeridioNews Samonà – Saremo anche onorati di ospitare il direttore del museo dell’acropoli di Atene Nikolaos Stampolidis, che terrà una lectio magistralis a Palermo. Direi che è l’inizio di una collaborazione che comincia in bellezza: un rapporto tra Sicilia e Grecia in nome della valorizzazione della nostra cultura e, quindi, della cultura del Mediterraneo».
Iniziative collaterali e l’arrivo di reperti da Atene che, secondo l’assessore che ricopre anche la delega all’Identità siciliana, sono «un trampolino di lancio per future mostre internazionali che si terranno in Sicilia, d’altronde la partnership con un ente come il museo dell’Acropoli dà una ribalta importantissima agli eventi che ci saranno», sottolinea Samonà. Eventi che arrivano a poco meno di un mese dalla frase pronunciata dal presidente Nello Musumeci sulla condizione di parte dei musei siciliani «più tristi di un cimitero a mezzanotte», parole con cui il governatore della Sicilia ha fatto emergere il bisogno di una ulteriore rivalorizzazione di alcuni siti. «Questa operazione di dialogo con Atene può avere risultati positivi per tutta la Sicilia – prosegue Samonà – Oltre alla rilevanza mediatica, può essere motivo di rilancio anche per altri siti siciliani».
Ma com’era arrivato a Palermo il frammento del fregio? «Si tratta – spiega a questo giornale Caterina Greco, direttrice del museo Salinas – di un frammento che faceva parte della collezione di Robert Fagan, pittore e archeologo irlandese morto nel 1816. Molti anni prima, Lord Elgin, ambasciatore inglese a Costantinopoli, lo aveva trafugato insieme ad altri elementi appartenenti all’Acropoli, che poi sono stati esposti al British Museum di Londra. Questo frammento, in particolare, era stato poi acquistato da Robert Fagan, il quale tra il 1808 e il 1810 aveva scavato a Tindari, col permesso di Carolina di Borbone, dove aveva rinvenuto alcune statue che adesso sono al museo Salinas. Non si sa come Fagan venne in possesso del frammento, se direttamente da Elgin o da altri intermediari».
Dopo la morte di Fagan, la collezione passò alla moglie per poi essere acquistata dal governo borbonico con un accordo concluso nel 1820. Successivamente fu trasferita al museo regionale Salinas. Nel 1892, durante una visita, lo studioso Walter Amelung riconobbe le somiglianze col fregio del Partenone e, confrontandolo anche con il calco di un altro frammento, si risalì all’originaria appartenenza. Adesso, con questo scambio, si apre ufficialmente un accordo tra Italia e Grecia che ha la durata di otto anni. «La statua acefala di Atena, risalente al V secolo a.C, starà al museo Salinas per i prossimi quattro anni. I giorni dell’arrivo sono ancora da definire – aggiunge Greco – Sempre alla luce di questo accordo, tra quattro anni arriverà un vaso geometrico, un elemento funerario che risale alla prima metà dell’VIII secolo a.C. ed è corrispondente a un periodo antecedente alla colonizzazione greca della Sicilia».
Entrambi i reperti saranno esposti al museo Salinas, che proprio in questi giorni ha annunciato la partenza dei lavori per il nuovo allestimento del primo e secondo piano. «Negli ultimi anni attorno alle esposizioni abbiamo sempre cercato di portare avanti delle iniziative. Crediamo – conclude Greco – che la vitalità di un museo e la sua capacità di essere attrattivo non si misurino soltanto sullo standard qualitativo dell’esposizione permanente: la vita di un museo deve essere varia con una serie di iniziative, come convegni o presentazioni di libri, correlate all’esposizione».
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